Ma perchè siamo ancora fascisti?

SCAFFALE

A noi risulta che “Ma perché siamo ancora fascisti?”, edito da La Repubblica nel 2021, sia la seconda opera in cui Francesco Filippi affronta il tema della permanente presenza del fascismo nella nostra società; diciamo subito che quanto la prima opera “Mussolini ha fatto anche cose buone” ci aveva deluso, almeno rispetto a quello che ci aspettavamo, questa seconda è stata per noi di grande interesse ed attualità.
Filippi passa in rassegna le varie fasi della nostra storia recente per dimostrare come il fascismo di fatto non sia mai morto, anzi per certi aspetti permanga nella nostra società, in forme varie e diverse, forse meno gravi delle assurde esaltazioni di piazza.
Due ci sembra siano le motivazioni di fondo addotte dall’autore.
La prima è l’auto-assoluzione rispetto ai crimini del fascismo che è invalsa quando, a tutti i livelli, si è trattato di impostare in Itala il nuovo sistema democratico; in esso, per cattiva volontà e per mancanza di alternative, i gerarchi compromessi con il regime mussoliniano si sono in gran parte riciclati, ammantandosi di democrazia, ma mantenendo sostanzialmente, magari dietro lo scudo della burocrazia, la mentalità autoritaria del regime.
La seconda motivazione, conseguenza della prima, è che in Italia non si sono mai veramente fatti i conti col passato, con una cesura netta rispetto ai crimini della dittatura fascista, come hanno fatto, ad esempio, i tedeschi con i crimini del nazismo hitleriano.
In nome del concetto molto diffuso e accarezzato degli “italiani brava gente”, non abbiamo mai fatto luce sulle stragi da noi perpetrate in Africa, in Grecia e in Yugoslavia prima e durante la guerra.
Nel dopoguerra, sono decenni da noi vissuti, nonostante la Costituzione vieti la ricostituzione sotto qualsiasi forma del partito fascista, i suoi epigoni si sono intrufolati in quella democrazia che per un ventennio avevano violentemente distrutto, sono diventati partito, sono andati al governo e oggi pretendono con supponenza di insegnarci loro cosa sia la democrazia.
Filippi porta un esempio significativo: negli anni ’50, in seguito all’approvazione della legge Scelba, alcuni nostalgici fascisti sono andati in carcere per aver fatto il saluto romano in pubblico; oggi dobbiamo assistere a folle non solo di tifosi allo stadio ma anche di neo-fascisti in piazza che salutano come aveva imposto Mussolini.
Ma allora, c’è da chiederci, sono i fascisti che sono cresciuti, o siamo noi che li lasciamo fare, senza opporci, senza che chi di dovere intervenga? Quasi non conoscessimo la storia degli anni ’20, quando il lasciar fare ha portato prima al regime e poi alla guerra fascista.
E Filippi conclude dicendo che in questi decenni del dopoguerra “noi italiani ci siamo raccontati e autoassolti nel nostro immaginario di cittadini democratici, senza mai fermarci a fare davvero i conti col passato. Che, infatti, non è passato”.

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