Vento d’Italia sul Giappone

SCAFFALE

Il fatto che sia uno scledense a celebrare l’impresa di un thienese è già di per sè un fatto straordinario; stiamo parlando di “Vento d’Italia sul Giappone” scritto da Gaetano Dal Santo e pubblicato in occasione delle celebrazioni per il Centenario del volo Roma-Tokio del 1920, che ha visto protagonisti il tenente thienese Arturo Ferrarin, insieme con il motorista Gino Capannini.
Fra le iniziative che la pandemia di coronavirus ha costretto ad annullare, c’era anche un vasto programma di celebrazioni del Centenario, mostre e quant’altro, che per forza di cose si sono dovute annullare.
Questo ha reso ancora più prezioso il libro di Gaetano Dal Santo, che ha meticolosamente ricostruito le varie tappe del lungo volo, ideato addirittura da Gabriele D’Annunzio e conclusosi a Tokio nel maggio del 1920.
Un volo che, dati i tempi e i mezzi dell’epoca, può davvero essere considerato un’avventura, visto anche che delle varie squadre partite ben poche hanno concluso un volo che per quei tempi aveva dell’impossibile.
Qualcuno ha osservato che superando i nomi altisonanti e gli aspetti tecnici allora quasi primordiali, a ben considerarlo il ‘trabiccolo’ pilotato da Arturo Ferrarin era poco più di una “bicicletta volante”.
Forse oggi, ad un secolo di distanza, quando saliamo su un moderno jet insieme con alcune centinaia di passeggeri, e dopo non molte ore di comodo volo, assistiti dalle hostess, atterriamo in Giappone, difficilmente possiamo renderci conto di come Arturo Ferrarin, col motorista Capannini, hanno avventurosamente volato su quella stessa tratta.
Il merito della ricostruzione di Gaetano Dal Santo del volo Roma-Tokio di un secolo fa è proprio quello di riportarci dentro l’avventura, con tutte le incertezze, gli inconvenienti e soprattutto i rischi che in nostri hanno dovuto superare prima di atterrare a destinazione.
Per avere un’idea dell’impresa, basterebbe pensare che i 18 mila km di volo che noi oggi compiamo senza scalo, a suo tempo dovettero essere frazionati in una trentina di tappe, senza contare gli scali intermedi, e che partiti da Centocelle, vicino a Roma il 14 febbraio 1920, i nostri eroi sulla loro ‘bicicletta volante’ arrivarono a Tokio il 31 maggio, cioè dopo 106 giorni di volo avventuroso.
La pubblicazione di Gaetano Dal Santo è arricchita da un notevole apparato di fotografie d’epoca, e di tante altre notizie, fumetti d’epoca compresi, con traduzioni in diverse lingue, a dimostrazione del carattere internazionale dell’impresa.
Con tutto questo risulta evidente il senso profondo che il viaggio di Arturo Ferrarin assume oggi, cento anni dopo, è che si tratta di un viaggio all’insegna dell’amicizia, del superamento delle distanze tra i popoli, in un’ottica di confronto tra culture e soprattutto di pace; non per niente quello che Ferrarin e Capannini hanno realizzato era il sogno di un Vate.

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