2023: una Pasqua di guerra!

ATTUALITÀ

Papa Francesco l’ha ormai detto più volte: “La terza guerra mondiale è già cominciata!” Se si fa una panoramica sulle varie situazioni conflittuali oggi aperte nel mondo, non si può che dargli ragione.
E non stiamo parlando solo dell’Ucraina invasa dalle truppe russe, in quella che Putin si ostina a chiamare “un’operazione speciale”, quasi che la guerra in atto sia qualcosa di diverso, di ancora più grave.
Parliamo anche del contrasto tra Israele e i palestinesi, una guerra strisciante la cui durata, così da sola, dovrebbe dimostrare che non c’è altra via d’uscita che un accordo tra le parti, col reciproco riconoscimento dei propri diritti, a cominciare con quello dell’esistenza.
Non entriamo poi nel merito delle tante guerre di guerriglia a livello tribale in Africa o nell’America Latina.
Noi partiamo dalla profonda convinzione che una situazione di pace nasce da una mentalità di pace, così come la guerra nasce da una mentalità di guerra.
Ecco, quella che manca in questa Pasqua 2023 è una mentalità che sia volta ad arrivare ad una pace, mentre ci preoccupa il sempre maggiore prevalere di una mentalità di guerra, ormai considerata quasi ineluttabile, per quanto si tenti di attribuirne la colpa agli altri.
Ancor più preoccupati siamo per il fatto che è in atto una escalation di violenza, al fondo della quale non è difficile scorgere un esito catastrofico non solo per i contendenti ma anche per l’intera umanità; in fondo ai nostri pensieri si è riaffacciato lo spettro del pericolo di un conflitto nucleare, cui oggi sembra mancare solo il ‘casus belli’.
Il tutto, dicono un po’ tutti ipocritamente, per esercitare il sacro incontestabile diritto di difendersi.
Quella tra palestinesi e israeliani è una faida dove, a turno, l’uno deve ‘vendicare’ una precedente offesa inferta dall’altro, che quindi dovrà a sua volta vendicarsi.
Mentre assistiamo sgomenti alle distruzioni dei bombardamenti russi in Ucraina, con distruzione di scuole, ospedali, ecc., non possiamo accettare che le armi offerte in aiuto all’Ucraina servano ad altri scopi che non siano la difesa; mandare i droni a bombardare Mosca, non è più difesa, ma un attacco, non più difendibile in un’ottica di tanto sbandierata volontà di pace.
Ormai il gioco, sul piano politico, sembra essersi spostato da Mosca, dove con Putin non si ragiona, a Pechino, cui si chiede un ruolo di mediazione, che però non può avere come riscatto la conquista di Taiwan.
È sconsolante quindi vedere che nel quotidiano bollettino di guerra non c’è finora uno spiraglio attraverso cui poter insinuare un processo che porti alla fine delle violenze inumane della guerra.
Per tutto questo noi questa del 2023 la stiamo vivendo come “una Pasqua di guerra!”

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