“Fosche” è il termine che abbiamo sentito come più usato per esprimere le aspettative del nuovo anno; siamo d’accordo!
Ogni tg o giornale radio di questi tempi sembra un bollettino di guerra che ci dà conto dei combattimenti avvenuti sui vari fronti, dalla Palestina all’Ucraina, mentre per quanto riguarda i paesi ‘in pace’, c’è uno stillicidio di femminicidi o di ragazzi che, con armi da guerra, fanno stragi di studenti nelle scuole; tanto che quando si arriva alle malefatte del governo Meloni, che colpiscono lavoratori e pensionati per aiutare gli evasori, sembrano assurdamente bazzeccole rispetto ai razzi o ai droni che altrove cadono sui civili.
A volte abbiamo l’impressione che, dopo il Covid 19 sia arrivata un’altra ancor più terribile epidemia che si manifesta con l’odio e la violenza; un’epidemia da cui non ci si salva né con la mascherina né con la dose di vaccino.
Anzi; e veniamo al caso Zelenski che, con la popolazione civile dell’Ucraina quotidianamente martoriata dalle bombe russe, chiede più armi per sconfiggere l’orso; questo mentre lui, per legge, proibisce il solo pensare ad avviare un percorso per far cessare la violenza e arrivare ad una qualche forma di pace.
Intanto il mefistofelico Putin, da finto agnellino, inorridisce per quanto avviene in Palestina, ma non vede l’orrore che lui stesso provoca in Ucraina.
In Palestina un assurdo massacro di giovani israeliani, con un centinaio di ostaggi, provoca una spropositata reazione di Israele che, per annientare Hamas, sta sistematicamente radendo al suolo intere città palestinesi, scuole e ospedali compresi.
Naturalmente, quello che sembrava una reazione ad un fatto di atroce violenza, è diventato un ulteriore pretesto per una conquista territoriale; e la storia di questi decenni ci ha insegnato come gli israeliani siano abituati a considerare terra loro i territori palestinesi da loro occupati con la forza.
È così che di tg in tg sentiamo che il conflitto si sta allargando, che c’è un continuo spargere benzina, per cui basterà un cerino per far scoppiare un incendio immane dalle conseguenze inimmaginabili.
Voce che grida in questo deserto è quella di papa Francesco che continuamente richiama tutti a considerare che “con la guerra non si vince, inevitabilmente si perde tutti!”
Tutto questo mentre noi, singoli cittadini, ci sentiamo impotenti per fermare questa tragica corsa verso la violenza della guerra; anche perché la pace, quella vera, non è qualcosa che si predica, ma un’azione che si fa, un’idea che dovrebbe tradursi in atti concreti quotidiani.
Aggiungiamoci infine, in Italia, l’ormai evidente rigurgito del fascismo, con i saluti romani che dagli stadi, sempre impunemente, si sono trasferiti nelle piazze. Il tutto mentre l’innominabile ‘seconda carica dello Stato’ per il quale il saluto romano non sarebbe apologia del fascismo; forse è solo un sano esercizio di stretching!