Ah l’amore l’amore

SCAFFALE

Il personaggio di Rocco Schiavone, creato da Antonio Manzini, decisamente non ci piace; non è che ci sia solo antipatico, come forse lo stesso autore ce lo vuol fare apparire, una specie di burbero benefico, ma è un personaggio, per quanto fictional, che noi consideriamo negativo, di dubbia moralità e soprattutto un funzionario di polizia che si droga.
Con tutto questo abbiamo letto senza eccessivi entusiasmi questo romanzo di Manzini, che recentemente ha spopolato in testa alle classifiche dei libri più venduti; si tratta di “Ah l’amore l’amore” edito nel gennaio 2020 dall’Editrice Sellerio di Palermo.
In un precedente scontro a fuoco il vice-questore Rocco Schiavone è stato colpito ed ora si trova all’ospedale di Aosta in convalescenza dopo che gli è stato tolto un rene.
L’ambiente è tipico: compagno di stanza che russa come un trattore, mangiare immangiabile, infermiera carina e gentile.
Nell’ospedale, in quel torno di tempo, avviene uno di quelli che si chiamano casi di “malasanità”; per un errore nella trasfusione del sangue un paziente, Roberto Sirchia, muore durante l’operazione.
Il chirurgo, il primario dottor Filippo Negri, che con la sua équipe ha operato il paziente deceduto, è sotto inchiesta perché il figlio e la moglie intendono rivalersi contro di lui facendogli causa. Ma il medico è soprattutto in crisi di coscienza, anche perché è convinto che: “abbiamo rispettato tutti i protocolli, come sempre, e non riusciamo a comprendere la causa dell’errore, perché un errore c’è stato”.
Siccome il primario Negri è anche quello che ha operato il nostro vice-questore, Rocco ha avuto modo di apprezzarne non solo la competenza ma anche la disponibilità e la comprensione verso il suo caratteraccio; al punto che, per non perdere il vizio, durante la convalescenza si mette ad indagare su quella strana morte, finché i suoi sospetti prendono consistenza… E qui naturalmente ci fermiamo per non togliere al lettore il gusto della sorpresa.
La vicenda e le indagini condotte, man mano che si dipanano, sono comunque abbastanza avvincenti e ad un certo punto coinvolgenti, anche se resta la nostra antipatia per questo spaccone, sempre preoccupato di nascondere che ha anche un cuore.
Pur riconoscendo a Antonio Manzini le sue indubbie doti di buon narratore, quello che proprio non ci va giù è che mentre i suoi colleghi della polizia sono quotidianamente impegnati a combattere la diffusione e il commercio della droga, il collega Rocco Schiavone nel suo ufficio si fuma quello che, secondo noi, un poliziotto non dovrebbe fumare; e non veniteci a parlare di droghe leggere…
E poi, dato che siamo dalle parti dell’Editrice Sellerio, please …a ridatece Salvo Montalbano!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *