Cerchiobottista ci sembra di poter definire l’atteggiamento di Giovanni Baggio, autore di “Arsiero 28-29 giugno 1944, la notte più lunga … e altre storie”.
Si tratta di una ponderosa ricostruzione di un fatto storico accaduto ad Arsiero, una ricostruzione meticolosa, documentata, persino in alcuni punti ridondante, ma che dà dell’evento una illustrazione, crediamo, il più possibile completa, ricreando la tragica atmosfera di quei giorni.
La vicenda è quella di un’azione partigiana condotta da un gruppo guidato da Turco, che quella notte ha assalito la locale caserma dei carabinieri, prelevando le armi, che ha fatto trasportare in montagna da un gruppo di fascisti, il golgota del fascio locale, che uscivano da una riunione del quadrumvirato, e da altre persone intercettate, alcune casualmente, quella notte intorno alla piazza.
Portate nel sopra-monte di Arsiero, i prigionieri furono allineati lungo i bordi di una trincea della Grande Guerra; qui, non si capisce bene, cosa i partigiani del gruppo di Turco avessero intenzione di fare; fatto sta che cominciarono a sparare, mentre alcuni prigionieri tentavano la fuga. Uno cadde morto, un altro, ferito, morirà un po’ più avanti appoggiato ad un albero, gli altri in qualche modo si salveranno e torneranno a casa.
Non entriamo nel merito della dinamica del fatto, evidentemente da condannare, che per la verità non ci è molto chiara, forse per sovrabbondanza più che per scarsità di dati.
A noi, evidentemente da quanto abbiamo letto, sembra che un gruppo di feroci partigiani com’era quello di Turco, se avessero avuto intenzione di eliminare tutti gli ostaggi, avendoli a una decina di metri, non avrebbero avuto difficoltà. Se non lo hanno fatto, significa che la loro intenzione non era tale.
Descritto puntualmente il fatto storico, l’autore passa in rassegna i personaggi coinvolti, uno per uno, con una notevole dovizia di particolari biografici.
Quasi per tutti si tratta di persone che con convinzione, e spesso come volontari, avevano aderito prima al regime fascista e poi alla repubblica di Salò.
Per quanto ci riguarda, pur dissentendo radicalmente, rispettiamo la scelta di chi è stato fascista durante il ventennio; meno giustifichiamo quanti hanno aderito alla repubblica di Salò, quanti cioè hanno scelto cioè di continuare la guerra a fianco degli occupanti nazisti.
Alcuni di loro, come cita l’autore, oltre che combattere insieme ai tedeschi contro gli alleati, hanno anche partecipato ad azioni di rastrellamento contro i partigiani, che combattevano per liberare l’Italia dal nazi-fascismo.
Forse, senza ricorrere a non sempre agevoli equilibrismi, all’autore sarebbe bastato dire che quegli uomini di Arsiero hanno vissuto intensamente il loro tempo, alcuni hanno pagato per le loro idee; noi non li condanniamo, ma da noi restano comunque distanti perché noi siamo per la libertà e per la democrazia, contro cui loro hanno combattuto.