A dimostrazione della varietà degli interessi che spingono i tre fotografi, che noi amichevolmente chiamiamo ‘la banda del clic’, cioè Giuseppe Stella, Valter e Luca Borgo, esce in questi giorni un’altra pubblicazione fotografica di assoluto spessore storico, oltre che artistico.
Si tratta di “Auschwitz-Birkenau, il museo” di Giuseppe Stella, che si è avvalso della collaborazione di Valter e Luca Borgo.
L’opera può essere divisa in due sezioni. Nella prima sono raccolte oltre cento foto scattate da Giuseppe Stella in una sua visita al campo di Auschwitz-Birkenau di qualche anno fa.
Per chi, come noi, ha fatto la stessa esperienza, nelle foto di Stella ritrova ben documentato quanto già visto sul posto, a cominciare dalle strutture del campo ancora conservate, le baracche dove vivevano i prigionieri, coi terribili reticolati elettrificati e le torrette di guardia, ma anche con la terrificante sezione in cui sono stati raccolte e confusamente ammassati, le scarpe, gli occhiali, le spazzole, le valigie lasciate dai prigionieri, compresi magari le protesi e gli arti artificiali, fino ai barattoli che contenevano i cristalli con cui si produceva il gas Ziklon B, che serviva per le camere a gas e di cui, cita Stella, sono stati utilizzati qualcosa come 200 quintali.
Non mancano naturalmente i luoghi di morte, a cominciare dai lugubri forni crematori, per passare alle forche per l’impiccagione, fino all’angoscia del muro contro cui sono state fucilate centinaia di persone.
Ma se le foto scattate da Giuseppe Stella come visitatore del lager decenni dopo la sua chiusura, di fronte a tanto orrore, rappresentano comunque una sberla in faccia a chiunque stupidamente si atteggi a negazionista della Shoah, terribilmente interessanti sono le 25 foto che Stella ha tratto dall’Album Auschwitz, una raccolta fotografica donata alla Yad Vashem di Gerusalemme da Lili Jacob che lo trovò nel lager nel 1945 il giorno in cui venne liberata dalla prigionia.
Si tratta, scrive Giuseppe Stella, del più importante documento iconografico sui campi di sterminio nazisti, con immagini scattate dagli stessi nazisti nel maggio del 1944, che mostrano i momenti dell’arrivo, della selezione e dell’avvio alle camere a gas di molti deportati ebrei.
C’è nelle facce dei bambini, delle donne, degli uomini, degli anziani un velo di tristezza e malinconia, ma nel contempo un senso di fierezza e di dignità che nemmeno la mostruosità umana fattasi sistema è riuscita a piegare.
Un altro prezioso lavoro di ricerca che i nostri fotografi ci offrono alla meditazione, come monito perché quello che ci documentano con la forza delle immagini non torni più.