Se a Treviso, alla Casa del Carraresi, o a Padova, a Palazzo Zabarella, normalmente si va per una mostra di un unico artista o tema proposto, più o meno importante, al Mart di Rovereto generalmente c’è l’occasione di visitare una dozzina di iniziative, tra quelle stabili e quelle temporanee. Sicuramente c’è l’imbarazzo della scelta, anche se non tutte possono poi risultare di nostro gusto.
Così, in una recente visita, abbiamo trovato un po’ cervellotico, o meglio dire frutto della mente di un provocatore come Vittorio Sgarbi, il proposto “dialogo” tra Raffello e pittori come Pablo Picasso, Giorgio De Chirico e Salvator Dalì; ci limitiamo a dire che non siamo stati in grado di capire a pieno, e quindi di apprezzare, l’ardita proposta culturale.
Allo stesso modo, provocatoria, ai limiti del buon gusto, abbiamo trovato l’esposizione delle opere di Lino Frongia, più impegnato a disgustarci che ad attirarci su una qualche proposta culturale.
Tra le mostre d’arte attualmente presenti al Mart, di enorme interesse artistico abbiamo invece trovato la raccolta delle opere del pittore ferrarese Giovanni Boldini (1842-1931), significativamente intitolata “Il piacere”.
Si tratta di opere, soprattutto eleganti ritratti femminili, che è veramente un piacere guardare, sia per la loro delicata eleganza nel vestire che per l’atteggiamento dei personaggi, o forse per l’attimo di vita, in cui le persone ritratte sono state colte.
Ma forse l’aspetto che più ci ha colpito è che questi ritratti segnano in qualche modo, e per noi con assoluta chiarezza, il passaggio, o meglio dire l’evoluzione, dall’impressionismo di cui il Boldini è un tardo esponente all’arte moderna, non figurativa.
Ecco, uno degli aspetti contradditori di questa visita al Mart di Rovereto è proprio che mentre Pablo Picasso, per avvicinarlo a Raffaello, ha dovuto essere colto nella sua fase ancora figurativa, che non è la sua cifra artistica, l’impressionista Boldini con assoluta coerenza è già in fuga verso l’arte astratta che sarà il campo d’azione non solo di Picasso, ma in forme diverse della pittura metafisica di De Chirico o del surrealismo di Salvator Dalì.
Per arrivare a queste forme d’avanguardia artistica novecentesca i sunnominati pittori hanno dovuto, come il pittore ferrarese, traghettarsi dalla pittura figurativa a quella astratta.
È questo il magic moment che si può cogliere in molte opere dell’esposizione dedicata a Giovanni Boldini. La figura, sapientemente e dolcemente femminile, sembra quasi sciogliersi e fondersi in un ambiente pittoricamente trattato come non più figurativo, spesso attraverso l’eleganza dell’abito, fatto di pennellate e di zone cromatiche che si armonizzano con l’ambiente stesso.
All’interno delle opere presentate a Rovereto, a noi è sembrato di poter cogliere, senza farne un elemento di evoluzione artistica, una progressione in cui man mano che diminuivano gli elementi figurativi, aumentavano quelli di astrazione, che in Boldini restano legati al tema della singola opera, mentre con i grandi artisti sopra citati prenderanno strade artistiche ben più audaci e coraggiosamente espressive.