Ci aveva incuriosito perché era rimasto nelle parti alte delle classifiche per tutta l’estate; stiamo parlando del romanzo “Bolle di Sapone” di Marco Malvaldi, edito quest’anno dalla Sellerio di Palermo.
Purtroppo, come sempre più spesso accade con i romanzi di attori in voga, alla fine abbiamo dovuto andare a cercare nei risvolti di copertina il senso e il significato di quanto avevamo letto, e che non avevamo capito.
A parziale spiegazione, ci hanno fatto notare che ci siamo proditoriamente inseriti in un serial di romanzi con personaggi ricorrenti, e che per capire questo bisognava aver letto i precedenti: allora ci siamo anche arrabbiati!
Quel che abbiamo capito è che la trama fa riferimento ad un bar, il Bar Lume, gestito da Massimo in cui si riuniscono abitualmente alcuni vecchietti toscani, che però in tempi di pandemia, devono limitarsi comunicare tra loro on-line, magari con uno di loro che si trova ricoverato in ospedale.
Ad un certo punto appare sulla scena una vicequestora, fidanzata di Massimo, in Calabria per un corso di aggiornamento, e impegnata in un caso di duplice omicidio avvenuto nel sud Italia; un gestore di pizzerie viene colpito mentre è in fila al supermercato, mentre sua moglie muore per la botulina contenuta in un barattolo di marmellata.
I nostri vecchietti, non avendo nulla da fare e da pensare per tutto il santo giorno, si impegnano a risolvere il caso del duplice omicidio, trasformandolo in un duplice suicidio.
Se le cose che abbiamo riportate non sono esatte, chiediamo umilmente perdono, ma è quel che noi abbiamo più intuito che capito.
D’altronde, pur abituati al dialetto siciliano, di Andrea Camilleri, che alla Sellerio era di casa, come lettori avremmo la pretesa di capire, cioè di riuscire a seguire il filo logico di un racconto; questo per dire che non ci ritroviamo, semplicemente perché non riusciamo a capirle, nelle attuali narrazioni fatte di brevi capitoli che si susseguono random, cioè senza un filo logico per noi individuabile.
Ma se questa è la moda…