Calcio… covid-free!

ATTUALITÀ

Premettiamo, a scanso di equivoci, che siamo di quelli che ad ogni partita della nazionale italiana di calcio siamo puntuali di fronte al televisore; così come siamo tra quelli che si sono entusiasmati per il piacevole gioco con cui la nostra nazionale, per il momento, è arrivata a disputare la semifinale contro la Spagna al Campionato Europeo.
Questo non toglie che siamo letteralmente schifati di fronte al calcio in generale. Sembra quasi che, per gli interessi che sono in gioco attorno ad ogni partita di calcio, a tutti i livelli, il calcio sia extra-legis, cioè libero, anzi liberissimo, di non rispettare le basilari regole di comportamento sociale imposte dal Covid e dalla dilagante pandemia.
Di scorcio, all’inizio dell’avventura europea, abbiamo visto in tv gli alti papaveri della Figc che a Coverciano si davano tranquillamente la mano, come se per loro le regole a noi imposte, prima dal buonsenso e poi dalla legge, per loro non esistessero. Evidentemente a Coverciano, l’Olimpo del pallone, le regole contro il Covid non valgono.
Forse, criminalmente, dimenticando cosa ha influito il pubblico calcistico incontrollato allo stadio di Bergamo, dove i morti per Covid 19 ad un certo punto venivano portati via con i camion dell’esercito, ad ogni partita assistiamo ad assembramenti di tifosi sugli spalti degli stadi, molto lontani dal concetto di distanziamento che noi, comuni mortali, da mesi siamo stati costretti ad osservare.
Con nostro grande disappunto, abbiamo visto che, oltre ai no-vax, esistono anche i no-mask, quelli cioè che avvalendosi della criminale legge del gruppo, non osservano le regole minimali anti-pandemia.
Non parliamo poi dei giocatori in campo, molti dei quali passati per il covid 19, che ad ogni gol, per il quale ricevono astronomici compensi, si abbandonano esultanti ad una scandalosa ammucchiata che, da qualsiasi parte la si guardi, è il contrario del concetto di distanziamento anti-pandemico; si noti poi come ad ogni occasione, anche tra allenatori, sia normale abbracciarsi festosi, mentre noi, non essendo calciatori, ci sbizzarriamo con gomitate e quant’altro.
E che dire poi dei festeggiamenti in piazza; basterebbe ricordare che mentre in Italia festeggiare scorrazzando in auto con il tricolore è addirittura oggetto di un invitante spot pubblicitario, nel Regno Unito chi si azzarda a farlo è passibile di una multa di mille sterline.
Il grave è che tutti giustificano tutto in base al criterio che “il calcio muove interessi enormi che non possono essere disattesi”; come dire che, per gli interessi che muove, il calcio va considerato covid-free.
E così mentre anche noi ci esaltiamo per la prossima semi-finale con la Spagna ed eventualmente, ci auguriamo, con la finale di Wembley, non possiamo sottrarci alla sensazione che il calcio, magari esaltante in campo, fuori sia letteralmente uno schifo.

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