In clima natalizio si potrebbe pensare ad una favola e invece questa è una storia vera.
Si parte dall’ 8 settembre 1943, giorno dell’annuncio dell’Armistizio, quando tre Pow (prigionieri di guerra) sudafricani, tra cui Sydeny Feinston, fuggirono dal campo PG146 di Mortara, in provincia di Pavia, spargendosi per le campagne, per evitare di essere catturati e spediti nei lager tedeschi..
Erano stati fatti prigionieri nella battaglia di Tobruk del giugno 1942 ed avevano seguito la trafila dei molti prigionieri di guerra alleati catturati nella campagna d’ Africa.
Nel dicembre del 1942 erano arrivati via nave a Napoli e da qui destinati ai Campi PG di Capua, Fara Sabina fino ad arrivare al campo PG 146 di Mortara, nel pavese, assegnati ad uno dei campi di lavoro dei dintorni.
Nella loro fuga, dopo l’8 settembre, nelle campagne per cui vagavano in cerca di aiuto, si imbatterono casualmente in Giovanna, una ragazza di 17 anni, al lavoro nel suo campo; senza perdersi d’animo, quasi fosse una cosa naturale, Giovanna condusse i tre Pow a casa dal padre, Giovanni Freddi che, pur sapendo a quale grave pericolo si esponeva, accolse ed ospitò per qualche tempo i tre sudafricani, nascondendoli in un capanno.
La situazione si faceva sempre più pericolosa, tanto che Giovanni si rivolse al parroco del paese, don Angelo Posineri, il quale nascose i tre Pow nel campanile della chiesa, dove restarono per circa un mese.
Vennero quindi prelevati dai partigiani del posto e, con la loro assistenza, portati in Svizzera, dove rimasero tranquilli fino alla fine della guerra, quando furono rimpatriati in Sudafrica, tornando alla loro vita normale.
Una storia come migliaia di altre, dirà qualcuno, se non fosse che durante la loro permanenza sul campanile i nostri tre Pow sudafricani strinsero tra loro uno strano patto: per onorare i loro compagni caduti e per ringraziare quanti li stavano proteggendo ed aiutando per tornare salvi a casa, si ripromisero, una volta in patria, non solo di fare del volontariato per aiutare chi aveva di bisogno, ma anche di indossare ogni venerdì un paio di … calze rosse!
Sydney Feinston, morto nel 2003, non venne mai meno a questo patto. La stranezza fu notata da un giornalista, anche perché le vistose calze rosse venivano indossate non solo al venerdì ma anche nelle ricorrenze patriottiche.
Il fatto colpì due giovani sudafricani, momentaneamente in Irlanda, a Dublino, John McInroy e Ian Symons, i quali, tornati in Sudafrica, fondarono il movimento Red Socks on Friday (Calze rosse al venerdì) impegnato in varie forme di volontariato, sempre con l’impegno di indossare le calze rosse al venerdì.
Attualmente il movimento si è diffuso ed ha coinvolto migliaia di persone in più di 70 paesi di tutto il mondo.
In una conferenza alla Ted a Città del Capo, John McInroy ha spiegato la filosofia del movimento, secondo la quale se di fronte a qualcuno che ha bisogno di aiuto, in noi si accende una ‘spark’, una scintilla, dobbiamo “follow our heart”, seguire il nostro cuore, per fare del bene.
Se anche le favole vere hanno una morale, in questa storia noi vediamo come lo ‘spirito resistenziale’ che permeava Giovanna, il padre il parroco, i partigiani, da cui i tre Pow sono stati aiutati, protetti e salvati, si è propagato nel tempo e nello spazio per giungere fino a noi. Al di là di tutti i discorsi del caso, questa è oggi, secondo noi, la nostra Resistenza!