C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole

EDITOR

“C‘è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico”; così scriveva Giovanni Pascoli in una delle sue poesie imparata alla scuola media. È la stessa sensazione che abbiamo anche noi di questi giorni; una sensazione che al momento è più di una speranza ma non è ancora una certezza.
Archiviata la squallida era Trump, pur consapevoli che c’è ancora troppo sovranismo in giro anche in Europa e temendo gli inevitabili colpi di coda di una pervicace opposizione ad un risultato elettorale Usa confermato, oltre che dalla Corte Suprema, da 6 milioni di preferenze in più, messoci quindi alle spalle questa lampante dimostrazione di inadeguatezza del ruolo chiamato a svolgere dal presidente Usa uscente, entriamo finalmente nell’era di Joe Biden, che ci apre, se non a grandi speranze, perlomeno ad una normalità democratica.
Vorremmo quindi cercare di cogliere sull’onda di quale vento 78 milioni di americani, in nome di una normalità democratica, hanno preferito Biden a Trump.
Permetteteci un ricordo di più o meno 60 anni fa, quando pieni di voglia di cambiare il mondo abbiamo cominciato ad interessarci di politica. Eravamo allora sotto l’incubo del pericolo nucleare, con Urss e Cina in corsa per dotarsi anche loro, come gli Usa, di un potente arsenale nucleare, in grado di distruggere ogni forma di vita sulla Terra. Siamo cioè ai tempi cupi della Guerra Fredda, dove il massimo di comunicazione raggiunto fra le due super-potenze fu la “linea rossa”, cioè una linea telefonica tra capi di Stato, per avvertirsi a vicenda nel caso di un attacco nucleare frutto di un errore tecnico non voluto, in modo da impedire da entrambe le parti le disastrose contromisure.
Poi sulla scena internazionale si affacciò da una parte Giovanni XXIII e dall’altra John Fitzgeral Kennedy, divenuto presidente degli Usa. Papa Giovanni, cambiando radicalmente la Chiesa con il Concilio Vaticano II, ribadì al mondo la necessità del concetto evangelico natalizio del “Pacem in Terris”, mentre il Presidente Kennedy, gridando “Ich bin ein Berliner!” dal muro di Berlino, chiamò noi giovani, americani e non, all’impegno politico di un’Alleanza per il Progresso, dicendo: “non chiedetevi quello che lo Stato fa per voi, ma quello che voi fate per lo Stato!”
Iniziò quel periodo chiamato ‘disgelo’ in cui alla opposizione frontale, alle dimostrazioni di forza nucleare, si sostituì il confronto e il dialogo, pur con tutte le cadute e tutti i limiti che abbiamo vissuto e a volte sofferto.
Oggi, a 60 anni di distanza, in un mondo incancrenito e obnubilato da slogan come “America first” o “Prima gli Italiani”, sotto l’incubo della pandemia che ha sconvolto ogni precedente tipo di rapporto sociale, rendendoci consci che “non ci si salva da soli ma ci si salva insieme”, in base al concetto sociologico del Noi, cioè dell’Io interdipendente con gli Altri, è stato Papa Francesco a dirci nella sua recente enciclica “Fratelli tutti”, che in nome della fratellanza universale di figli di Dio, dobbiamo improntare i rapporti tra noi, pur nelle nostre diversità, all’insegna della amicizia sociale.
Su quest’onda sembra essersi messo anche il Presidente eletto Joe Biden, nelle cui intenzioni programmatiche si legge già il superamento del rozzo sovranismo di Trump, per un’America che dalla sua statura di superpotenza collabori con gli altri Stati alla soluzione del problemi di tutti, a cominciare dalla pandemia, su cui Trump è rovinosamente scivolato, alla difesa dell’ambiente, ai rapporti internazionali, insomma alla interdipendenza tra Stati, pur nella loro diversità, anzi facendo della diversità un’opportunità; un’apertura alla normalità democratica che si dimostra, tra l’altro, anche con un vice-presidente donna, Kamala Harris, e con un coloured a capo delle forze armate americane. Un cambiamento puntualmente colto anche dalla copertina della rivista Time, che ha proclamato Joe Biden e Kamala Harris ‘Person of the Year”.
È in queste premesse, che naturalmente dovranno essere seguite da scelte coerenti, che avvertiamo un’aria di cambiamento, attualmente magari solo un alito difficilmente avvertibile ma che però ci permette di aprirci alla speranza di un avvenire meno cupo; Insomma: “C‘è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico”.

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