Collaborazione, non opposizione!

EDITOR

Siamo in trepidante attesa, alle soglie ormai della fase 2 nella lotta contro la pandemia del corona virus, diventata davvero pandemia perché diffusa ormai in tutto il mondo.
La fase 2 non significa, ci hanno spiegato, che il virus è scomparso, ma che con esso dobbiamo per un periodo indefinito imparare a convivere, bardandoci con guanti e mascherine e mantenendo il “distanziamento sociale”.
Intanto il nostro paese, particolarmente colpito, sta arrancando per uscire, impegnato in uno sforzo senza precedenti, che vede in prima linea il governo, chiamato a prendere decisioni di giorno in giorno, il Presidente della Repubblica, mentre in questo frangente si staglia titanica la figura di papa Francesco.
Uno sforzo che ci chiede cose prima impensabili, come il restare a casa, il distanziamento, con strade, piazze, scuole, fabbriche, chiese, stadi desolatamente vuoti.
Sul piano politico noi ci auguravamo che tutti, maggioranza e opposizione, avessero il buon gusto di unirsi al governo in carica per aiutarlo nel suo difficile e spesso angoscioso tentativo di combattere una pandemia che, oltre a tutte le vite umane di tante persone, ha già duramente compromesso la nostra economia; sappiamo già che, appena possibile, saremo chiamati ad una difficile ripartenza, che richiederà sforzi e sacrifici, vorremo augurarci, equamente ripartiti.
Diventa quindi squallido, offensivo, immorale che in questa situazione di assoluta emergenza, qualcuno giochi a fare l’oppositore, ad accusare il governo di quello che non riesce a fare, addirittura fino a minacciare l’esistenza stessa del governo: ve la pensate una crisi di governo in questo momento, in queste condizioni? Cosa farebbero loro, di più, di diverso, di meglio, nei fatti e non nelle parole, i vari Salvini e Renzi rispetto a quello che il governo Conte sta disperatamente tentando di fare? E se loro hanno la soluzione magica, se loro veramente sanno come portarci fuori dalla pandemia, perché invece di opposizione non fanno collaborazione, non si uniscono allo sforzo cui da italiani siamo tutti oggi chiamati.
Che distanza, che abissale distanza, tra il loro serioso vacuo polemizzare e lo sforzo, il sacrificio quotidiano di chi negli ospedali e negli ambulatori sta combattendo in trincea contro la pandemia; almeno abbiano rispetto verso gli oltre 150 medici, per i tanti infermieri, che sono morti nell’adempimento del loro dovere, che è poi quello di tentare di salvare noi, magari senza sempre avere i mezzi di difesa adeguati per riuscirci.
Perché il loro, come il nostro sforzo, come lo sforzo di tutti non va verso il tentativo di migliorare il nostro sistema sanitario nazionale che, impreparato, ha retto a fatica e con immani sacrifici il tentativo di combattere il corona virus.
È per rispetto a questi eroi, che non si sentono e che non vogliono essere considerati tali, ma che invece lo sono per davvero, che tutti noi dovremmo sentire meno gravoso il rispetto delle norme di sicurezza, che ci permettono di salvarci, noi nel momento stesso in cui non pesiamo sul loro impegno e sul loro sforzo.

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