Noi non siamo di quelli secondo cui sembra basti pronunciare la magica parola Draghi per risolvere tutti i problemi cui oggi in Italia ci troviamo di fronte.
Per quanto Mario Draghi possa meritare una stima che va al di là delle nostre capacità di comprensione sul piano tecnico, non vogliamo cedere al concetto, da sempre caro agli Italiani, del ricorrente fantomatico Uomo della Provvidenza di cui periodicamente infervorarsi con aspettative fideistiche. Draghi, secondo noi, non è l’uomo che, per quanto di prestigio, può magicamente risolvere l’attuale situazione italiana; ma siamo noi tutti che corresponsabilmente dobbiamo impegnarci per uscire dalla crisi pandemica in cui ci troviamo.
Cominciamo con il fare chiarezza: non esiste, per sua natura, un governo tecnico; ogni governo, anche se fatto di tecnici, quando deve cominciare a fare scelte, inevitabilmente diventa politico e fa scelte politiche.
Quindi, se e quando, nascerà il governo Draghi, sarà inevitabilmente chiamato a fare scelte politiche, che farà sperabilmente con le migliori intenzioni, ma comunque sempre opinabili e discutibili sul piano pratico.
Ma altro è una scelta politica, altro è una scelta partitica; l’osceno teatrino aperto da Matteo Renzi, cui abbiamo dovuto penosamente assistere in questi giorni, non deriva da una ponderata scelta politica ma da squallide e interessate considerazioni partitiche che sinceramente, soprattutto di questi tempi, non credevamo di meritarci.
Noi di Thienet siamo stati tra i primi a sentire l’esigenza di cercare di far fronte alla pandemia con un organismo collegiale in cui fossero responsabilmente coinvolte tutte le forze politiche presenti in Parlamento; un organismo che non necessariamente era il governo Conte, ma che al governo Conte, avvalendosi degli esperti, avrebbe dovuto dare le indicazioni operative utili per affrontare in modo concordato e coordinato la seconda ondata di pandemia di coronavirus.
Il penoso spettacolo cui abbiamo dovuto assistere in questi giorni non è il fallimento della politica, ma di uno stucchevole, irresponsabile gioco partitico che, in mancanza di una sostanziale base ideologica e ideale, è diventato un teatrino politico vuoto, in cui ognuno, compresi i Capitan Fracassa di turno, recita la sua parte credendosi protagonista.
Quello che cambia con l’affidamento dell’incarico di formare un governo a Mario Draghi, è che quella nostra proposta che a suo tempo nasceva ad un senso di corresponsabilità di fronte ad un pericolo comune, oggi si pone semplicemente come un tentativo di mettersi al riparo di fronte alle macerie che con una esasperata e vacua lotta partitica purtroppo siamo riusciti a creare. Come dire che un possibile governo Draghi eventualmente nasce da un cumulo di macerie del sistema partitico da cui nemmeno in periodi di grave emergenza nazionale riusciamo staccarci.
È in queste condizioni che Mario Draghi è chiamato ad affrontare la situazione in cui ci troviamo, dove la speranza di uscire presto dalla crisi pandemica appare più un’illusione, un sogno irreale, che una possibilità concreta, legata ad un nostro comune impegno; se poi pensiamo che Mario Draghi si troverebbe a gestire un governo in cui, fra gli altri, sarebbero presenti i due Mattei, senza illusioni, possiamo solo augurargli buon lavoro!