Riportiamo il testo della presentazione della Mostra di Pittura di Edoardo Zampese aperta ieri, 13 giugno, a Bassano del Grappa, nella Galleria in Largo Corona d’Italia, che resterà aperta fino al 28 giugno.
“Credo che per tutti noi questa di oggi sia un’occasione importante, anche perché finalmente, e sperabilmente, stiamo uscendo dal terribile periodo della pandemia che ci sta limitando da alcuni mesi.
Un periodo non facile, per molti eroico, per altri purtroppo tragico, ma che qualcosa comunque ci dovrebbe aver pur insegnato, se non per altro, per averci fatto riscoprire il valore del Noi, cioè dell’Io non chiuso in se stesso, ma in stretta relazione e interdipendenza con gli altri; è lo stesso concetto che un poeta inglese, John Donne, ha espresso secoli fa dicendo che “Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso, ma parte di un continente; per cui se il mare erode una zolla di terra, è l’intero continente che viene diminuito”.
Dopo mesi dietro una mascherina, dovremmo aver acquisito la convinzione che salvando noi stessi salviamo anche gli altri, o come ci è stato ripetutamente detto “dalla pandemia ci si salva insieme”. Questo anche se, purtroppo, sembra qualcuno non abbiano ben compreso la lezione.
Venendo alla Mostra di Edoardo Zampese, vi sono qui esposte, distribuite nelle due sale, una settantina di opere, di cui una quarantina di dipinti ad olio e gli altri acquarelli, dipinti a partire dalla metà degli anni ’90.
Si tratta prevalentemente di paesaggi, con viste di luoghi vicini e lontani, in diverse stagioni, oltre ad alcune nature morte, soprattutto di tema floreale.
Quello che io vi propongo é di non limitarvi a guardare superficialmente le singole opere, ma di soffermarvi e cercare di leggerle in profondità, una a una, considerando non solo gli elementi interni che le costituiscono, ma anche il ricorrere degli stessi elementi in opere diverse sempre all’interno della Mostra; io che ho già fatto questa esperienza in sede di montaggio della Mostra, posso dire di esserne uscito rinfrancato e culturalmente arricchito.
Non essendo possibile, da parte mia, esaminare le singole opere, mi permetto di offrirvi quella che per me è una possibile chiave generale di lettura, e cioè il suggerimento di osservare attentamente, in particolare, il gioco delle sfumature, l’accostamento di tonalità diverse che, al di là degli elementi grafici e geografici, caratterizzano le singole opere qui esposte.
Scoprirete un gioco cromatico che, col digradare delle tonalità delle varie masse, permette di creare sfondi, profondità, distanze; l’erba di un verde vivace in primo piano, il profilo di verde più intenso delle colline, il verde-blu dei monti in lontananza, talvolta con le cime innevate, e quindi il cielo.
Il cielo, in particolare, è un elemento pittorico che io in questa Mostra ho trovato estremamente significativo ed importante; a volte, l’ho osservato in più quadri, l’orizzonte del paesaggio viene abbassato per dare spazio al cielo, dove si svolge lo stesso irripetibile gioco delle sfumature e delle tonalità delle nubi, magari intensificato dall’approssimarsi di un temporale.
Ha ragione il figlio Enrico quando, nella introduzione al prezioso Catalogo che accompagna la Mostra, rileva l’importanza che ha il colore in questa matura fase della pittura del padre. È infatti la disposizione e l’accostamento dei vari colori, quello che io ho chiamato il gioco delle sfumature e delle tonalità che costituisce quella che per me è la cifra, la caratteristica di fondo che accomuna molte delle opere qui esposte.
E il loro fascino sta appunto nella sapiente disposizione delle masse cromatiche che, pur differenti per forma e colore, vengono a comporsi in una graduale, equilibrata armonia dell’insieme, da cui traspare un senso di calma, di serenità, un respirare profondo, qualcosa che ci prende, quasi ci fossimo anche noi immersi in quell’ambiente ricreato sulla tela.
Ci sono tanti modi di accostarsi ad una Mostra di Pittura; per questa di Edoardo Zampese il mio suggerimento è quindi di cercare di cogliere non solo l’aspetto paesaggistico o floreale, che pure sono notevoli, ma di cercare di entrare nell’intima armonia che traspare dalle singole opere e che, come ho cercato di dire, scaturisce dal sapiente accostamento delle tonalità, dal gioco delle sfumature, insomma dall’equilibrata composizione di elementi pittorici diversi e talvolta contrastanti.
Se questo, pur con esiti diversi, si ripete per una settantina di opere, possiamo dedure che sia anche lo stile, il modo con cui Edoardo Zampese si accosta alla realtà, e in particolare all’ambiente che lo circonda.
A volte, mentre siamo in auto in viaggio verso qualche mostra di pittura, nel bel mezzo dei nostri discorsi, Edoardo se ne esce con una sua tipica espressione, “guardate là quello scorcio!”, oppure “guardate i colori del cielo!”. Ecco, questo sembra essere il suo modo di approcciarsi all’ambiente, con lo stesso ammirato stupore che emerge anche da questa Mostra, in cui egli riesce a cogliere l’irripetibile spettacolo delle infinite armonie che la natura, a saperla guardare, ci sa offrire. D’altronde é lui stesso che nel suo Catalogo afferma “dipingo perché mi piace provare la fatica di costruire, o ricostruire, con i colori il paesaggio, o natura morta che sia, e le sensazioni che provo quando osservo”.
E allora, avviandomi alla conclusione, permettetemi di riprendere quella dimensione del Noi che, secondo me, ci dovrebbe aver insegnato la pandemia, per applicarla all’ambiente dipinto da Edoardo. In questi quadri manca la figura umana; è un aspetto certo non casuale, che può quindi essere diversamente interpretato; secondo me l’elemento umano siamo noi visitatori se nel Catalogo Edoardo afferma: “ritengo che qualsiasi lavoro artistico viva con gli occhi di chi lo osserva”. Come dire che dai paesaggi, dai fiori, da queste opere in cui la varietà degli elementi tolti dalla realtà osservata viene da lui ricreata e composta in armonia mediante il sapiente gioco delle sfumature e delle tonalità, debba emergere in tutti noi la convinzione che “salvando l’ambiente, salviamo anche noi”, cioè ancora una volta che per l’ambiente, come per la pandemia, “ci si salva insieme!”.
Ferdinando Offelli