Come d’abitudine, abbiamo aspettato che si posi il polverone elettorale del 25 settembre prima di esprimere la nostra opinione che, come sempre, non coincide con quelle ‘politically correct’ che continuano ad imperversare sui media di massa che creano, secondo noi, una vera e propria distorsione informativa.
Fedeli al nostro principio di raffrontare elezioni omologhe, abbiamo confrontato i dati ministeriali ufficiali delle elezioni politiche del 2022 con quelli delle elezioni politiche del 2018, ricavandone la riportata tabella.
È partendo da questi dati ufficiali, incontrovertibili ma leggibili in tanti modi, che ora noi deriviamo le nostre considerazioni, tentando di razionalizzare il significato della recente tornata elettorale al di fuori della emotività momentanea.
È evidente che la prima considerazione riguarda la vittoria di Fratelli d’Italia che, con Giorgia Meloni, passa praticamente dal 4 al 26 per cento.
Si tratta, secondo noi, della ricorrente ondata di turno che, dopo la morte delle ideologie, con Berlusconi prima, Renzi e M5S poi, una parte dell’elettorato italiano cavalca l’onda del momento, come veri e proprio surfisti della politica. Poi l’onda si abbassa, anche perché si devono fare i conti con la realtà.
I dati ci dicono comunque che il Pd, rispetto al 2018, al Senato ha ceduto lo 0,1 %, mentre alla Camera avrebbe persino guadagnato lo 0,3%; non comprendiamo quindi questa sindrome da sconfitta elettorale così diffusa da arrivare persino al segretario Pd Enrico Letta.
E veniamo ai sedicenti vincitori; la Lega di Salvini ha praticamente dimezzato il dato 2018, passando dal 17 al 9%, mentre il partito del padrone Berlusconi è passato dal 14 al 6%; dove sta la loro vittoria?
Il caso eclatante è poi quello del M5S di Conte che canta vittoria dopo essere passato dal 32 al 15% dei consensi elettorali; perdere il 17% alla Camera è davvero da considerarsi una vittoria?
Non entriamo nel merito dei risultati di Calenda-Renzi decisamente inutili e comunque ininfluenti sul panorama politico nazionale.
Come abbiamo detto, partendo da questi dati, incontrovertibili, ognuno è libero di fare le sue considerazioni, magari riempendo di accaniti bla-bla-bla i talk show televisivi.
Noi ci limitiamo a considerare che il 25 settembre la desta, unita, ha vinto, mentre la sinistra, divisa, ha perso; il resto sono ciacole!