È in atto in modo ormai aperto ed evidente una infida battaglia contro papa Francesco; le accuse contro di lui vanno esattamente nel senso di quelle che per noi erano invece, e restano, una speranza di cambiamento della Chiesa cattolica.
Per tentare di essere chiari partiamo da lontano; papa Francesco si è assunto il compito di attuare in concreto nel suo pontificato quanto sessanta anni era stato proposto dal Concilio Ecumenico Vaticano II, un Concilio a lungo disatteso, che ha tentato di aprire la Chiesa ai tempi moderni. Proponendo cioè il superamento di un modello di religiosità ormai desueto e superato, per aprire la Chiesa al mondo, ritrovando il senso profondo del messaggio evangelico così come può essere vissuto ai nostri tempi.
Il Concilio aperto da Giovanni XXIII nel 1959, come principio di fondo, si era proposto di attuare nel concreto una sostanziale aderenza ai principi evangelici, che sono stati riassunti nella rivoluzionaria affermazione secondo cui “la Chiesa è dei poveri”; è da loro, gli ultimi, che si deve partire per vivere in concreto il Vangelo di Gesù.
Naturalmente, per attuare questo, la Chiesa romana avrebbe dovuto rinunciare alla sua sfrontata opulenza e alla offensiva ostentazione di ricchezza.
Quando nel 2013 Jorge Mario Bergoglio è salito sul soglio pontificio, ha subito stupito il mondo decidendo di non risiedere negli sfarzosi appartamenti vaticani, ma nella ben più modesta sede di Santa Marta, dove ogni mattina celebra la S. Messa come un qualunque parroco.
Ma quello che soprattutto ha provocato la reazione in atto contro di lui è stato che Papa Francesco ha tentato di mettere sotto il suo diretto controllo l’enormità delle finanze vaticane, per tentare di gestirle secondo criteri diversi dallo scandalo permanente con cui sono state gestite finora.
In sette anni di pontificato non c’è ancora riuscito; ma questo non lo ha fatto demordere e caparbiamente procede per la sua strada. Da qui l’insulsa e interessata reazione, con le accuse che oggi gli vengono fatte dalla destra più becera e conservatrice, profondamente anti-cristiana e idolatra del dio denaro.
Così mentre in Vaticano si passa allegramente da uno scandalo finanziario all’altro, per il semplice fatto di voler cambiare questo stato di cose Papa Franceso viene accusato di essere marxista, comunista, un sostenitore della teologia della liberazione, ecc.; gli si fa colpa cioè della sua sensibilità sociale verso i poveri e i diseredati, quelli che vengono definiti gli “ultimi”, per nascondere la trave delle allegre finanze vaticane, ‘i mercanti nel tempio’, che sono esattamente il contrario di ogni principio evangelico.
Siamo alle solite; come fedeli dobbiamo assistere ad uno scandalo mostruoso, con cardinali affaristi e nababbi, mentre vediamo sempre più impoverirsi la nostra religiosità, ridotta ormai ad una prassi settimanale, anche questa generalmente abbandonata dai giovani.
Cercando di riprendere un principio francescano, Papa Bergoglio ha recentemente pubblicato una rivoluzionaria Enciclica intitolata “Fratelli tutti”; il senso profondo del messaggio di Francesco è che, come ci ha insegnato la pandemia in atto, “nessuno si salva da solo!”; è solo se ci sentiamo fratelli l’uno con l’altro che possiamo salvarci, e non solo dal coronavirus.
Solo che per ‘l’altro” Bergoglio intende tutti, proprio tutti gli esseri umani, anche gli immigrati, i mussulmani, gli ebrei, le donne, ecc. Una proposta di fratellanza che è esattamente il contrario del becero sovranismo de “prima gli Italiani” o di “America first”.