(Foto Studio Giuseppe Santamaria)
Si riparte! E’ questa, al di là di tutto quel che ci si prospetta, la vera, grande notizia che riguarda gli appassionati di teatro di Thiene. Quel che giusto ieri ci sembrava impossibile, cioè il nostro sereno sedersi sulle poltrone del Comunale di Thiene per goderci uno spettacolo teatrale, è tornato martedì 26 ottobre con lo spettacolo “Furore” di e con Massimo Popolizio, che ha aperto la 41^Stagione Teatrale Thienese.
Una Stagione l’anno scorso drammaticamente interrotta per l’infuriare della pandemia di Covid-19 e che ora, nonostante la stupida criminalità dei no-vax, ci ritrova normalmente al nostro posto, anche se con la mascherina.
La scena, già aperta al nostro arrivo in sala, è decisamente minimalista con una pedana e un microfono, e vicino una complessa batteria con strani strumenti da percuotere.
Dal romanzo di John Steinbeck, Massimo Popolizio ha tratto un reading, cioè una lettura fortemente espressiva che, con l’aiuto dell’accompagnamento musicale di Giovanni Lo Cascio ci porta a rivivere le drammatiche vicende della famiglia Joad, costretta dalla crisi Usa del ’29 a lasciare le proprie terre nell’Oklahoma per tentare la fortuna nel sogno della California.
Se uno pensa ad un reading come ad una semplice lettura, per quanto espressiva, di un testo tratto dal romanzo “Furore” di Steinbeck, è lontano mille miglia da ciò che Massimo Popolizio ci ha proposto.
Anzitutto la sua non è una voce, ma un corpo che recita, con un coinvolgimento anche fisico sulla narrazione dell’argomento trattato.
Quel che la voce non riesce a esprimere ci viene spiegato con immagini e filmati d’epoca che riescono efficacemente a dare il senso della drammaticità dell’epopea della famiglia di agricoltori costretti a snaturarsi, cioè ad abbandonare la propria terra per recarsi, in situazioni tragicamente puntualizzate dal testo recitato, in cerca del sempiterno “american dream”, il sogno tutto americano secondo cui, pur nelle difficoltà contingenti, c’è sempre verso ovest una frontiera aperta, oltre la quale si può positivamente ripartire; e il dramma raccontato da Steinbeck è che, questa volta, oltre la frontiera, più che il paradiso sognato, continua, se non peggio, l’inferno che volevamo lasciarci alle spalle. In un momento in cui tutti ci sentiamo speranzosi nella ‘ripartenza’ dopo la disastrosa pandemia, Popolizio forse usa Steinbeck per toglierci tante nostre illusioni
Determinante, secondo noi, ai fini di dare efficacia alla grande forza della parola con cui Popolizio snoda il suo racconto, oltre alle immagini, è la musica, o forse meglio, i suoni che accompagnano il reading, con cui Giovanni Lo Cascio efficacemente, con le magistrali variazioni sonore, accompagna la narrazione; il mix è forse un modo diverso, se non nuovo, ma certamente grande teatro.