Ginger&Fred

TEATRO

Altro spettacolo di questa strana 43^ Stagione Teatrale Thienese che è stato diverso da come lo si aspettava; stiamo parlando di “Ginger&Fred”, recentemente andato in scena al Comunale, con Monica Guerritore, che ha fatto l’adattamento e la regia, e Massimiliano Vado.
La storia narrata ricalca quella del film di Federico Fellini, con una coppia di ballerini, famosi una volta come imitatori di Ginger Rogers e Fred Astaire, che vengono convocati per lo spettacolo di una tv privata nella notte di Natale.
I due si ritrovano dopo anni, in uno studio televisivo dove, come nei camerini del teatro, si realizza la trasformazione di un attore nel personaggio che deve interpretare; nella confusione generale i nostri due restano completamente spaesati dal nuovo modo di far spettacolo imposto dalle tv commerciali, dove la cultura, quando c’è, è fatta di brevi momenti che interrompono il flusso della massificante, ossessiva pubblicità; in merito basti citare il famoso slogan di Fellini “mai interrompere un’emozione!”.
Ormai non si guarda più alla qualità, ma tutto deve essere veloce e soprattutto sorprendente, eclatante, provocatorio.
Non siamo così impietosi da fare il confronto tra lo spettacolo del Comunale e il film di Fellini, che vedeva in scena mostri sacri come Giulietta Masina e Marcello Mastroianni; ce l’abbiamo però con chi usa spettacoli famosi per ‘adattarli’ al teatro, denunciando una mancanza di ricerca di trattare in modo specificatamente teatrale gli stessi argomenti.
Noi siamo convinti che, vista anche la buona qualità professionale, il pubblico thienese si sia anche divertito allo spettacolo della Guerritore; ma l’ha anche capito? Meglio, la regista voleva trasmettere, alla sua maniera, il messaggio di Fellini, o ha semplicemente usato Fellini per attirare l’attenzione degli spettatori su una sua proposta, che con Fellini ha ben poco da fare.
A noi risulta che la critica che Fellini, sull’onda di Pasolini, faceva alla tv commerciale non è solo l’invadenza della pubblicità, ma anche il fatto che tutto nella tv, compreso il pubblico quando è presente, deve essere eterodiretto, organizzato per rispondere alle esigenze dei gestori; il pubblico in tv perde la sua spontaneità, ride, applaude, grida a comando, con l’accendersi e lo spegnersi dei cartelli che gli dicono “risata… applauso… ”.
E così anche al Teatro Comunale di Thiene ci è toccato di assistere alla tristezza di un pubblico che rideva o applaudiva, non perché ci fosse qualcosa da ridere o da applaudire, ma semplicemente perché, sia pur per gioco, si accendeva una scritta luminosa “applauso”.
Federico Fellini li avrebbe definiti “pecoroni”.¬¬¬

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