Governo Draghi…tutto secondo copione!

ATTUALITÀ

Per quanto ci sforziamo, non riusciamo ad entusiasmarci per quanto sta facendo il governo variopinto guidato da Mario Draghi.
È sulla bocca di tutti che il premier Draghi sia un po’ l’ultima spiaggia prima del baratro della politica italiana, la sola persona di cui in Europa si fidano per concederci gli aiuti del recovery found; e noi, quando tutto il coro delle oche starnazza felice, immancabilmente sentiamo odore di bruciato.
Anche perché tutto questo entusiasmo ci sembra una cortina fumogena che sotto nasconde un copione già visto e duramente sperimentato dai precedenti premier; sembra infatti che, pur cambiando il colore, in Italia i premier che si susseguono, seguano tutti uno stesso copione.
Anzitutto, come primo atto, assecondando le smanie elettorali di Salvini, Draghi ha fatto quella che è stata, per pudore, spudoratamente chiamata la ‘rottamazione delle cartelle fiscali’, che in realtà è un condono da, qualcuno ha calcolato, novecento miliardi di evasione annullati.
A noi sono venuti in mente precedenti condoni fiscali, ciascuno dei quali ci veniva assicurato sarebbe stato, oltre che necessario, anche l’ultimo, almeno fino al successivo governo; come non ricordare poi le leggi ad personam con cui Berlusconi si autoassolveva dai propri obblighi fiscali. Il tutto promettendo, da parte di tutti, una serrata lotta all’evasione fiscale, che invece dilaga oltre misura, incoraggiata dall’impunità dei ricorrenti condoni.
Nel copione governativo non possono certo mancare le riforme, che con ogni governo, Draghi compreso, sono perennemente imminenti, e non si fanno mai; ci viene in mente il parossismo riformatore di Renzi che ci aveva promesso addirittura “una riforma al mese”.
Punto obbligato di ogni programma di governo è la riduzione del perennemente crescente debito pubblico, azione per la quale immancabilmente si parte incidendo con il bisturi dei cosiddetti sacrifici sui salari, naturalmente promettendo una sempre imminente e mai attuata riduzione delle tasse. Per aver mano libera sul costo del lavoro è stato persino necessario abolire anche quel minimo di garanzia che dava lo Statuto dei lavoratori, rendendo precari e licenziabili tutti i lavoratori; ma, ci hanno detto, ce lo chiedeva l’Europa!
Si arriva quindi, come sta facendo anche Draghi, all’immancabile capitolo delle pensioni che, con espedienti diversi, vanno ridotte perché sono una spesa insostenibile, al contrario dell’immeritato e immorale reddito di cittadinanza con cui si premia chi non lavora, puntualmente rinnovato anche da Draghi, con la promessa fasulla dei maggiori controlli.
Senza essere maghi, ma semplicemente seguendo il copione, possiamo facilmente prevedere che anche per Mario Draghi il potere esecutivo che esercita gli diventerà un abito stretto, da allargare con una riforma costituzionale, come in precedenza hanno tentato di fare Craxi, Berlusconi, Renzi e via di seguito; ma come da copione, lì lo aspettiamo per impallinare anche lui.

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