I Macchiaioli

ARTE

In tempi di pandemia il fatto di poter visitare una mostra d’arte, naturalmente con tutte le precauzioni del caso, distanziamento, sanificazione, contingentamento, ecc. sembra un fatto insolito ed eccezionale, un accenno di ritorno a quella ‘normalità’ che eravamo abituati a dare per scontata.
È con questo spirito che recentemente abbiamo visitato la Mostra “I Macchiaioli” aperta Palazzo Zabarella a Padova fino al prossimo aprile; una visita che, visto il valore aggiunto della pandemia, abbiamo vissuto come un fatto esaltante.
Nella Mostra sono raccolte più di cento opere di autori che si riferiscono al periodo di quel movimento artistico italiano che è stato definito dei “macchiaioli”, coè della pittura che non si esprime direttamente per forme compiute, ma per macchie informi che in prospettiva diventano immagini.
Più che entrare nel merito critico, ci sembra di poter dire che i Macchiaioli nel loro insieme rappresentano, pur con le dovute differenze, la forma che ha assunto in Italia il concomitante movimento dell’Impressionismo francese.
Non si tratta qui di fare una inopportuna graduatoria di meriti artistici, quanto più di rilevare che entrambi i movimenti, Impressionismo e Macchiaoli, pur con esiti diversi, si muovono dalle stesse premesse di rappresentazione della realtà.
Non più la pittura accademica, con i suoi canoni tradizionali, ma una visione diretta, emotiva della realtà ambientale, una pittura en plein air, in cui l’artista più che la fedeltà al soggetto rappresentato, cerca di rendere sulla tela le impressioni, come dire le emozioni, che quella visione gli fa nascere dentro.
In Italia, soprattutto in Toscana, il movimento dei Macchiaioli ha avuto come principali esponenti soprattutto Giovanni Fattori e Telemaco Signorini, molte delle cui opere sono presenti nella Mostra di Padova.
Solo che tra l’Impressionismo francese e il movimento dei Macchiaioli italiani, pur con tutte le analogie del caso, ci sembra di poter cogliere una sostanziale differenza; a noi sembra che i Macchiaioli siano più in grado di cogliere la quotidianità delle vita che intendono rappresentare; come dire, a titolo esemplificativo, che negli Impressionisti francesi c’è più idealismo, mentre nei nostri Macchiaioli, anche per il concomitante movimento letterario del verismo, ci sia più realismo, una maggior aderenza alla realtà quotidiana della gente comune che viene portata sulla tela.
I soldati risorgimentali di Giovanni Fattori, dopotutto, rappresentano una idealità di Patria che nel fragore della battaglia, si traduce in dura, a volte drammatica, realtà quotidiana; così come le scene di vita di Telemaco Signorini sono sì frutto di una idealizzazione, ma restano una realistica, diretta rappresentazione di scene della vita della gente umile, quella per la quale la sopravvivenza è una battaglia quotidiana.
Va a finire che mentre l’impressionismo francese si evolve verso un idealismo sognante e immaginario, i nostri Macchiaioli vogliono portarci con esplicito realismo entro la vita vissuta delle nostre genti umili.

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