I miei giorni alla libreria Morisaki

SCAFFALE

Ci ha attratti, lo confessiamo, la copertina; della letteratura giapponese, presente e passata, sappiamo poco o nulla, mentre troviamo difficoltà a ricordare i nomi delle persone o dei luoghi.
Stiamo parlando del romanzo “I miei giorni alla libreria Morisaki”, di Satoshi Yagisawa e edito dalla Feltrinelli nel giugno 2022, nella traduzione di Gala Maria Follaco.
Il romanzo di sicuro non avvince per la trama: una ragazza, la venticinquenne Takako, trova momentaneo rifugio, dopo una delusione amorosa e un contrasto con i genitori, presso la libreria Morisaki di Tokyo; più esattamente nel Jinbocho di Tokyo, il quartiere delle librerie, tra cui quella gestita dallo zio Satoru, in crisi per essere stato abbandonato dalla moglie.
Satoru offre ospitalità a Takako al piano superiore della libreria in cambio di un suo impegno a tenerla aperta.
In questa miriade di librerie di un intero quartiere, si sopravvive solo specializzandosi; così la libreria Morisaki si è specializzata nell’offerta di libri antichi.
Le poche volte che Takako esce per svagarsi si reca nel bar Subouru gestito dal signor Sabu, che si fa complice nel far incontrare la ragazza in crisi con un malinconico avventore, il gentile Wada che sta vivendo di persona la storia di un romanzo, che continua a leggere, quasi gli raccontasse la sua vita. Tra i due nasce una simpatia che forse, non lo sappiamo, potrebbe sfociare in una relazione.
Ad un certo punto, dopo un’assenza di cinque anni, la moglie dello zio Satoru, Mamoko, ritorna dal marito; in questo ritorno c’è un qualcosa di strano che Takako capisce solo durante una gita con la zia, che le rivela di essere ammalata e di essere tornata per salutare un’ultima volta il gentile marito, abbandonato per ‘cercare se stessa’.
Come si vede, una trama fatta di eventi di una routine di vita assolutamente normale, una delusione d’amore, un marito abbandonato dalla moglie, il dramma di una malattia; non che noi consideriamo questi eventi non importanti, solo che nel romanzo sono trattati come semplice ‘casi della vita’, quelli sentiti fortemente da chi li vive mentre lasciano piuttosto indifferenti gli altri.
Noi non conosciamo né il Giappone né la sua letteratura, per cui del romanzo di Satoshi Yagisawa possiamo dare solo una nostra impressione.
Lo stile è particolarmente semplice, lineare al limite del banale quotidiano, anche se, sotto, ogni personaggio vive un suo dramma, magari intensamente ma senza farlo pesare agli altri, con una reticenza nel rivelare i propri sentimenti che sorprende.
Non è comunque il Giappone tradizionale, quello della cerimonia del tè; è il Giappone moderno, dei bar e delle gite in montagna, ma che in qualche modo affonda le sue radici nella cultura secolare dei libri antichi della libreria Morisaki.

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