Sono stati per anni fogli sparsi con cui Elio Pigato celebrava occasioni conviviali della sua famiglia, dei parenti, della classe del 1938, ecc.
Poi sono stati raccolti in una elegante pubblicazione privata dal titolo “Il mondo poetico di Elio Pigato”, distribuita dai fratelli, in cui il corpus delle sue composizioni sembra acquistare uno spessore nostalgico ma anche una profondità culturale che i fogli sparsi non potevano avere.
Ogni occasione famigliare di matrimoni battesimi, compleanni ecc, era buona per Elio per leggere una sua composizione in cui ricollegava il presente con la mini-storia della contrada del Piazzo, il luogo ideale e idealizzato della sua giovinezza, a cui non si stanca di ritornare con grande nostalgia.
La vita ha portato Elio Pigato a fare diverse esperienze in giro per il mondo, a lavorare in diversi ambiti, ad incontrare molte e diverse persone; ma il suo punto di riferimento, il luogo ideale a cui tornare con la memoria, se non fisicamente, è la mitica contrada del Piazzo di Zugliano, dove si è svolta la sua fanciullezza e da dove è partito per le sue avventure nel mondo.
È il Piazzo della fanciullezza, delle prime grandi avventure della vita, il mondo di Carlo S-ciona, Nano Magoni, Tita Modesto e della Tabachina, in cui la vita sembrava ridotta e semplificata a livello di pura sopravvivenza,
Elio Pigato, pur nella ampiamente goduta opulenza delle feste di famiglia, delle ricorrenze famigliari, degli incontri dei coscritti del ’38, sembra sempre volerci riportare al mondo della sua fanciullezza, l’età felice in cui erano chiari i valori che la vita ci poi annebbiato e contorto.
Di Elio Pigato, al di là dell’occasione conviviale, va ammirata la facilità della versificazione che scorre agevole tra mille sorprese, ognuna legata al mondo rievocato.
Elio Pigato in mille occasioni cercava di mettere in versi anche il suo impegno civile e politico, oltre che il suo amore per le montagne che si dilettava a scalare.
Ma c’è all’interno della raccolta poetica una composizione secondo noi di non indifferente spessore culturale; si tratta del poemetto “Migranti”, in trenta strofe di tre quartine ciascuna, inframezzate da commenti in prosa, in cui Elio ricorda un evento locale che ha dello straordinario.
Si tratta di un viaggio a piedi di un gruppo di emigranti partiti dal Piazzo di Zugliano per andare ad imbarcarsi a Le Havre, nel nord della Francia.
Che alla fine dell’ ’800 i nostri emigranti andassero a piedi a Genova per imbarcarsi era quasi normale; ma partire dal Piazzo di Zugliano, attraversare a piedi l’Europa del tempo per arrivare fino a Le Havre, a noi è sembrato un aspetto eroico a cui la vita e le ristrettezze del tempo costringevano la nostra gente, sempre alla ricerca di realizzarsi attraverso il lavoro; come non pensare a chi oggi, per lo stesso motivo, sale su un gommone per attraversare il Mediterraneo.