Recentemente abbiamo avuto occasione di visitare il Museo dedicato allo scrittore Ernest Hemingway, allestito a Ca’ Erizzo a Bassano; l’impressione è stata quella di trovare un inaspettato gioiello, pieno di tanti ricordi.
La stessa ambientazione sembra essere storica, se si legge che Ca’ Erizzo nel 1918 era sede della Sezione Uno delle Ambulanze della Croce Rossa Americana.
Tra i volontari autisti di ambulanze per un periodo vi fu anche il giovane Ernest Hemingway, che successivamente proprio a Ca’ Erizzo ambientò alcuni racconti.
In un’ala della villa quattrocentesca, a cura del proprietario dott. Renato Luca, è stato allestito il museo che, sviluppandosi su cinque stanze, raccoglie una più che completa documentazione della vita e delle opere dello scrittore americano.
Anzitutto al visitatore viene gentilmente offerta la visione di un interessante filmato di circa mezz’ora che ricostruisce efficacemente la vita ricca di eventi e di esperienze di Ernest Hemingway; il racconto del filmato si approfondisce nella cinque stanze, anche attraverso un ricco apparato iconografico, con foto d’epoca, ma soprattutto con una più che completa raccolta ed esposizione delle opere dello scrittore americano.
È stata proprio la tangibilità dei libri qui esposti, spesso nelle stesse edizioni ormai datate in cui a suo tempo li abbiamo letti e studiati anche noi, che ci ha, oltre che interessato, anche emozionato.
Apparteniamo infatti alla generazione che nell’immediato dopoguerra ha letteralmente ‘scoperto’ Ernest Hemingway, sull’onda dei libri e dei film che allora lo hanno allora reso un caso letterario.
È difficile oggi far capire quale senso liberatorio abbia avuto per noi la lettura di “Addio alle armi”, seguita dall’omonimo film con l’affascinate Rock Hudson; e che dire del romanzo “Per chi suona la campana” da cui è stato tratto il film con Gary Cooper.
Nel Museo di Ca’ Erizzo di Bassano abbiamo visto numerose edizioni, in varie lingue oltre che in originale, del romanzo “Il vecchio e il mare”, da cui è stato tratto quel fedelissimo film interpretato da Spencer Tracy, che a suo tempo ci aveva profondamente colpito, perché sembra contenere la concezione che Ernest Hemingway aveva della vita umana: uno sforzo immane che richiede l’eroismo del vivere, con cui affrontare l’inevitabile morte.
E l’uomo che si sente vivo solo quando, in una corrida o in un safari, si trova di fronte al pericolo della morte, è il tema di fondo, come ci hanno insegnato all’università, di Ernest Hemingway; in un periodo immediatamente successivo ad un immane conflitto mondiale nel quale milioni di persone si sono trovare ad affrontare la morte, eravamo letteralmente affascinati dai personaggi che ci rendevano più vicino e sentito Ernest Hemingway.
Ritrovarlo e ricordarlo nel Museo di Ca’ Erizzo a Bassano è stato per noi un commovente ritorno a quando la nostra vita sembrava ancora un avventuroso viaggio