(Foto Studio Giuseppe Santamaria)
Mai forse come nella commedia “Il Nodo” di Johanna Adams, con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna, per la regia di Serena Sinigaglia, andato recentemente in scena al Teatro Comunale di Thiene, nell’ambito della 41^ Stagione Teatrale, è il caso di distinguere la messa in scena teatrale dall’argomento di cui sulla scena si dibatte.
Cominciamo allora dalla prima; si tratta di una messa in scena minimale, una qualsiasi aula scolastica di prima media, con un pavimento rialzato per esigenze teatrali, che per noi restano misteriose. Qui nell’ora di ricevimento, dalle 14,45 alle 16,15, si incontrano una madre, Corryn Fell (Ambra Angiolini), e un’insegnate del figlio Gidion, Heather Clark (Arianna Scommegna).
La madre Corryn è stata convocata a scuola per comunicazioni che riguardano il figlio, il quale, per paura di quanto verrà detto alla madre, si è suicidato con un colpo di pistola. A questo punto la madre di Gideon, vuole capire cosa ha spinto il figlio a tale gesto, soprattutto considerando che spesso tornava a casa con dei lividi per aver subito atti di bullismo.
L’insegnante Heather, lasciata impensabilmente sola ad affrontare questo delicato colloquio sia dalla preside che dall’ispettore scolastico, spiega alla madre che la richiesta di un colloquio deriva dalla preoccupazione per un tema svolto in classe in cui Gideon usa immagini di cruda durezza e violenza, che non possono non impensierire la docente. Dopo un serrato colloquio in cui la madre (Ambra Angiolini) si abbandona ad una iper gestualità, le due finiscono per abbracciarsi perché entrambe, pur con ruoli diversi, sono colpite a fondo dal dolore per il gesto del ragazzo, anche se l’opinione su quanto è successo è dall’autrice fatta esprimere alla madre con un lapidario “Vi ritengo responsabili della sua morte”.
Terribile poi la confessione con cui la madre vorrebbe giustificare il tema truce del figlio dicendo che quello era il tipo di storie che lei stessa gli raccontava la sera per farlo addormentare.
Ed è qui che entra in campo il tema trattato, che non è solo il bullismo ma il suicidio del ragazzo. Diciamo subito che qui entra in campo anche la nostra personale esperienza di vita nella scuola, in cui questo tipo di problemi si presentavano anche troppo spesso; non tanto il bullismo, dove spesso il figlio automaticamente difeso dai genitori non si sa se in realtà sia la vittima o il colpevole; più gravi sono i casi di alunni che non hanno il coraggio di affrontare l’ira dei genitori, per una punizione o per una bocciatura.
Secondo noi, una scuola che, per paura della reazione dell’alunno, decide di non punire o di non bocciare, viene sostanzialmente meno al suo compito educativo e formativo; l’importante è piuttosto che questi provvedimenti, dovuti, vengano presi dopo opportune forme di contatti e di colloqui con i genitori, perché anche loro si rendano conto della valenza educativa del provvedimento punitivo. Il suicidio di Gideon non è solo ‘colpa’ della scuola, ma anche della madre che per parlare con l’insegnante di suo figlio ha aspettato la formale convocazione dalle 14,45 alle 16,15.
Sul piano teatrale Ambra Angiolini, pur indubbiamente brava, è talvolta un po’ sopra le righe, mentre efficace e soprattutto ‘professionale’ ci è sembrata l’interpretazione di Arianna Scommegna.
Alla regia va infine dato il merito di aver narrato anche con i silenzi, che dicevano anche più delle parole.