(foto di Giuseppe Santamaria) Per un’attrice di teatro, una seria professionista come Laura Morante, mettere in scena quella che è generalmente considerata il top della recitazione femminile, cioè Sarah Bernhardt, è il massimo delle sfide, una specie di duello all’ultima battuta.
Questo è quanto ha fatto Laura Morante nel monologo di 90 minuti dal titolo “Io Sarah, io Tosca” da lei scritto e interpretato, con la regia di Daniele Costantini, recentemente andato in scena al Teatro Comunale di Thiene, nell’ambito della 41^ Stagione Teatrale che, pur con qualche titubanza, è comunque partita; naturalmente con i soliti ‘furbi’ che, appena si fa buio in sala, avendo capito tutto, si tolgono la fastidiosa mascherina, dimostrando che la coglioneria non ha mai fine.
Tornando al recitato, Laura Morante ha ricostruito sulla scena la vita della grande attrice Sarah Bernhardt, accompagnata dalle sottolineature musicali di Chiara Catalano.
Quello che possiamo considerare un confronto, praticamente una sfida tra un’attrice (Laura Morante) e la super-diva di fama secolare, Sarah Bernhardt, si svolge in un’ora e mezza di stringente recitazione in cui l’attrice finisce per immedesimarsi con la divina, non solo sul piano drammatico ma soprattutto su quello umano.
Almeno due sono gli aspetti positivi che ne derivano: il primo è che ci viene risparmiata una rappresentazione affettata, melodrammaticamente teatrale della divina, quella con il boa attorno al collo e il bocchino lungo mezzo metro, con gli svenevoli atteggiamenti che di solito le vengono attribuiti; avrebbero magari fatto scena, ma poco teatro vissuto.
Perché, e siamo al secondo aspetto positivo, è proprio la dimensione umana di Sarah Bernhardt che Laura Morante riesce a rendere magistralmente; anzitutto con i continui riferimenti alla sua vita sia famigliare che di attrice diventata il simbolo stesso del teatro.
La lettura che abbiamo fatto noi da quanto propostoci sulla scena da Laura Morante, è che ad un certo punto della sua vita Sarah Bernhart non distingueva più la finzione scenica dalla realtà, vivendo in una dimensione in cui il teatro era la vita e la vita era teatro.
Come dire che sulla scena Sarah riusciva a dare una dimensione di realtà vissuta e sofferta a quanto proponeva, agiva con tutti i sentimenti del caso i personaggi rappresentati, da quelli delle commedie leggere ai drammi shakespeariani alla Tosca; una recitazione che continuava poi a spettacolo finito nella sua vita privata e nelle sue vicende sentimentali.
Dovendo trovare qualcosa da ridire, ci scappa la considerazione che 90 minuti di recitazione intensa sono comunque duri da seguire; capiamo perfettamente l’esigenza e l’urgenza di dire tutto quanto è emerso dalla ricerca dell’autrice del testo (Laura Morante), ma forse dirlo in un’ora sarebbe stato per noi più agevole da seguire, per quanto grande sia stata l’interpretazione della Sarah Bernhardt da parte di Laura Morante.