La bottega del caffé

TEATRO

[foto di Giuseppe Santamaria]
La 42^ Stagione Teatrale Thienese continua ad offrire sorprese, essendo ogni spettacolo in qualche modo diverso da come uno se lo aspettava, naturalmente visto sulla carta.
Così la commedia “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni, recentemente andata in scena al Teatro Comunale di Thiene, per la regia di Paolo Valerio e con Michele Placido come protagonista, ci ha riservato la sorpresa di essere ‘poco goldoniana’.
Consideriamo pure che la commedia appartiene ad una fase particolare della produzione teatrale di Goldoni, in cui lui stesso cercava di uscire da un cliché, usando la lingua italiana invece del dialetto veneziano; ma la regia, soprattutto la sceneggiatura ci hanno aggiunto del loro. Quello che comunque nelle intenzioni dell’autore doveva essere un campiello di Venezia, nella versione vista la Comunale di Thiene sembra quasi un caseggiato tipico dei rioni popolari lungo il Naviglio di Milano; comunque, se voleva essere Venezia, non era credibile.
Michele Placido nella parte di don Marzio, è stato coerente col personaggio di un intrallazzatore napoletano, ma non convincente come personaggio goldoniano; c’era la furbizia, non la scherzosa arguzia.
Prima che qualcuno pensi che la nostra sia una critica negativa, vorremmo chiarire che quello visto al Comunale di Thienese, considerato a sé stante, è stato un buon spettacolo, ben recitato, con attori nel complesso bravi. Quindi nulla da dire sul piano della resa teatrale.
Quella che mancava, secondo noi, era la particolare cifra che Carlo Goldoni sa dare alle sue opere, quella levità di atmosfera che fa della vita rappresentata sulla scena quasi un continuo carnevale, un gioco delle parti in cui tutto si scompone per allegramente ma inevitabilmente ricomporsi. In questo senso, forse la regia ha accentuato un po’ troppo l’aspetto ‘filosofico’ di questa tarda opera del commediografo veneziano.
Mancava soprattutto la bonomia, la simpatia umana con cui Goldoni guarda ai personaggi che crea, nei loro pregi come nei loro molti difetti e peccati, quasi a dire “son tutti figli miei”
Insomma tutti bravi, ma non era Goldoni!

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