La concessione del telefono

SCAFFALE

Leggere i racconti di Andrea Camilleri dopo la sua scomparsa nel 2019, aggiunge una nota di nostalgia verso uno scrittore che abbiamo profondamente ammirato e che ci ha regalato non pochi momenti del sempre più raro “piacere di leggere”.
Così, recentemente, riscontrando i titoli dei suoi romanzi, abbiamo trovato che a suo tempo stranamente ce ne era sfuggito uno dal curioso titolo “La concessione del telefono”, edito naturalmente dalla Sellerio di Palermo nel 1998 e riedito nel 2020 in una ‘nuova edizione accresciuta’.
Siamo nel 1892, naturalmente a Vigata, e Filippo (Pippo) Genuardi, marito di Gaetanina (Taninè), a sua volta figlia di Emanuele (don Nenè) Schilirò e di Calogera (Lillina) Lo Re, commerciante di legname, fa domanda per avere l’installazione di una linea telefonica privata, cosa che al tempo richiedeva una fitta serie di adempimenti burocratici, non tutti facile da ottenere, come il diritto di “palazione”, cioè di impiantare i pali telefonici sulle proprietà private attraversate dalla linea.
Questo iter lunghissimo si accompagna a tutta una serie di fatti, presunti o reali, che vengono a formare in intrico in cui inevitabilmente entra la mafia da una parte e la politica dall’altra; tanto che ad un certo punto Pippo Genuardi, sospettato di simpatie verso i socialisti, viene persino incarcerato dal solito carabiniere che vede sovversivi ovunque, mentre le autorità, per giochi non sempre confessabili, giocano chi ad ingarbugliare e chi a districare la matassa.
Tecnicamente, sul piano narrativo, quest’opera di Camilleri è nel suo genere un capolavoro, come dimostra in una nota finale Raffaele La Capria; secondo il quale nella struttura interna al romanzo si distinguono le “cose dette” dai personaggi che si muovono in una intricata commedia, tutta siciliana, dalle “cose scritte”, cioè i documenti ufficiali con cui si cerca di far procedere l’iter per la concessione della linea telefonica, mentre si stanno svolgendo le indagini sulla posizione politica del richiedente, ritenuta pericolosa.
Anche perché il nostro richiedente, per quanto un po’ spiantato come commerciante, tanto da dover essere finanziariamente aiutato dal suocero, risulta essere aperto alle innovazioni moderne, portando a Vigata il primo ‘quadriciclo a motore” e il primo fonografo Edison.
Per non anticipare il finale a sorpresa, in cui si capirà il vero motivo della richiesta linea telefonica, resta sul fondo
l’affresco umano che Andrea Camilleri ha così nostalgicamente dipinto, col gioco delle leggi e dei tentatovi di aggirarle con raccomandazioni e altri mezzi mafiosi, mentre le autorità conducono le indagini più a fini carrieristici che per appurare la verità.

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