Che bello trovarsi ancora di fronte ad un’opera, per quanto postuma, di Andrea Camilleri. Si tratta di “La coscienza di Montalbano”, recentemente pubblicato da Sellerio editore di Palermo, in cui sono raccolti sei racconti di Andrea Camilleri aventi come protagonista il commissario Montalbano e il suo entourage di Vigàta.
Quanta nostalgia nel ritrovare non solo la verve creativa delle trame di Camilleri, uno scrittore che, come altri grandi autori, ha creato un suo mondo narrativo ideale in cui si muove con assoluta padronanza e dove per il lettore è un piacere perdersi.
È abbastanza inutile entrare nel merito specifico dei singoli racconti recuperati dalla Sellerio e qui pubblicati in volume; potremmo dire che, a parte le specifiche trame narrative, sono fatti tutti della stessa pasta, la pasta di cui poi è fatta la narrativa di Camilleri relativa al commissario Montalbano.
Ecco allora l’emozione di ritrovare il commissario forte bevitore di cicarate di caffè e che sembra nutrirsi esclusivamente di pesce, soprattutto quello del ristorante di Enzo, le sue nuotate nel mare vicino la sua casetta a Marinella, con la verandina che dà sulla spiaggia, gli inarrivabili arancini di Adelina per i quali si può benissimo rinunciare al Cenone con il Questore.
E poi i collaboratori dell’ufficio di Vigàta, Fazio e Mimì Augello, e soprattutto Catarella che in vita sua non sembra aver mai azzeccato un cognome e che passa a Montalbano le telefonate de “il signori e guistori”.
E poi le adolescenziali zuffatine telefoniche con l’eterna fidanzata Livia.
È stato per tanto tempo, Camilleri in vita, un mondo che era divenuto nostro e che avevamo imparato ad amare, narrato usando quel dialetto siciliano che non è stato proprio facile da imparare, ma che dai-e-ridai ci è entrato in testa, tanto che ormai eravamo in grado di non solo di capirlo ma anche di gustarne le sfumature dialettali.
Era questo narrare diretto, popolare con cui Camilleri entra nel suo mondo, dove assiste benevolo ai casi della vita, all’intrecciarsi di trame, di cui è un inarrivabile maestro… insomma era un mondo che ci veniva proposto in successive opere divenute ormai una bella abitudine, a volte un ideale rifugio per sfuggire momentaneamente ai problemi che la vita inevitabilmente ci presenta; un mondo appagante perché con la sua sagacia psicologica il nostro commissario riusciva a districare situazioni e risolvere misteri, riportando fatti e persone nell’ambito della giustizia giusta ed umana
Ecco, leggere “la coscienza di Montalbano” è stato ritrovare tutto questo a qualche anno dalla morte di Andrea Camilleri, ciò che ci ha particolarmente emozionati, per non dire commossi.
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