Inutile nasconderselo, siamo profondamente delusi dalla attuale situazione politica italiana. Le ragioni sono molteplici e messe insieme provocano un profondo sconforto.
Anzitutto è caduto abbastanza miseramente il mito del governo Draghi. Non siamo mai stati di quelli che si entusiasmano facilmente dietro ai ricorrenti pifferai che appaiono sulla nostra scena politica, spesso con fideistiche proposte taumaturgiche, che poi si rivelano fallimentari; inevitabilmente ci ricorre alla mente le riforme “una al mese” del governo di Matteo Renzi, che ha persino tentato di cambiare la Costituzione a suo uso e consumo.
Così non ci siamo particolarmente infervorati di fronte al governo Draghi; da lui speravamo che, dato il prestigio che gli si riconosceva, affrontasse la pandemia con provvedimenti che spalmassero i necessari sacrifici su tutti noi, ognuno per la sua parte.
Invece, su pressione di Matteo Salvini, ha subito cominciato con un condono fiscale che hanno chiamato “rottamazione” quasi che questo termine lo rendesse meno scandalosamente immorale.
Se questo è stato il la, temiamo fortemente per la musica che intendono suonare nel suddividersi i soldi dell’Europa; in quest’ottica, col ‘recovery fund’, temiamo di dover assistere ad un assalto alla torta, in cui tutti, anche gli evasori fiscali, reclamano a gran voce una fetta più grande, a scapito di quella degli altri.
Se questa è la base su cui intende operare, il governo Draghi perde completamente la nostra credibilità, anzi lo consideriamo persino pericoloso; doveva essere un governo super partes, volto a contemperare con equità esigenze diverse, invece risulta essere un governo troppo spesso succube delle pressioni populistiche, a danno di chi paga le tasse, perdendo di prestigio e di credibilità.
Siamo poi sconvolti dal qualunquismo del duo Salvini-Meloni che, in cerca di consensi elettorali, cinicamente cavalcano l’apertura ad oltranza, cioè la rimozione delle misure anti-covid che siamo richiesti di osservare; un negozio o un bar chiusi per covid, non sono un atto oppressivo dello Stato, ma un tentativo di difesa della salute pubblica nel grande dramma della pandemia; chiedere un’apertura non sicura significa ignorare quello stillicidio quotidiano di contagi e di morti cui da mesi purtroppo assistiamo.
Non vogliamo per il momento entrare nel merito della campagna di vaccinazioni, che sta assumendo aspetti completamente diversi non solo da regione a regione, ma anche da zona a zona; si va da situazioni di esemplare efficacia, a situazioni largamente deficitarie, che è urgente cercare di recuperare.
Quello che vorremmo fosse evitato è la confusione creata da una assurda sovrabbondanza di informazioni fra loro contradditorie, quasi non fossero tempi in cui sarebbero assolutamente indispensabile chiarezza e certezze, senza fenomeni di tifo per questo o quel vaccino, di cui non è difficile intuire gli enormi interessi da cui sono provocati.