Abbiamo recentemente visitato la mostra “La fabbrica del Rinascimento” allestita nella Basilica Palladiana di Vicenza ed aperta fino al 18 aprile 2022.
Si tratta, a nostro avviso, di una mostra che non si limita ad una esposizione di opere più o meno pregevoli, e piacevoli da ammirare; da come l’abbiamo vissuta noi, guidati anche dal pregevole commento che ti viene offerto,
si tratta in qualche modo di una esperienza in cui si viene condotti direttamente dentro un’epoca, il Rinascimento, così come è stato vissuto a Vicenza, in uno dei momenti di massimo splendore della città, allora in grande espansione economica.
Ci sembra di poter dire, in riferimento anche al titolo della mostra, che il punto di osservazione sia quello della ‘fabbrica’ o forse meglio della ‘bottega’ ancora artigianale, dove si incontravano le esigenze di espressione artistica dell’epoca rinascimentale con la domanda culturale che veniva dalla ricca committenza che, attraverso le opere degli artisti, voleva vedere rappresentato il proprio status sociale.
Con un’operazione di assoluto interesse, vediamo le opere di quattro grandi autori, Andrea Palladio, Paolo Veronese, Jacopo Bassano e Alessandro Vittoria, sin dalla loro fase ideativa, prima ancora cioè della esecuzione materiale dell’opera.
Oltre ai modelli in legno delle opere architettoniche palladiane, si possono vedere gli abbozzi di quelle che saranno le successive realizzazioni, ciò che per noi significa sostanzialmente la prima realizzazione dell’idea creativa, il condensarsi del pensiero e del gusto, che poi troverà la sua forma definitiva.
Era questo, ci sembra di poter dire, il lavoro di ricerca con cui si tentava di interpretare i gusti del committente, che con queste opere voleva dimostrare un successo di vita che non è solo riconducibile allo splendore del mondo classico ma che risente anche dell’influenza luterana.
Che si tratti del tentativo di vedere il Rinascimento vicentino dall’interno della ‘fabbrica’ o della bottega ancora artigianale dell’artista, lo dimostra anche il tentativo di dare il prezzo concordato con il committente per le opere da eseguire; magari scegliendo, per raffrontarlo con i giorni no-stri, come unità di misura il valore di un maiale. Ed ecco che un quadro con rappresentati due cani aveva il valore commerciale di tre maiali, per quanto, almeno per noi, sia difficile oggi sapere il valore commerciale di un maiale, quando non sia ancora affettato.
Quel che ne esce dalla visita di questa mostra è la sensazione che Vicenza sia stata uno dei motori importanti di quell’epoca fondamentale che è il Rinascimento italiano, in cui l’uomo ha preso pienamente coscienza delle sue capacità di operare concretamente sul proprio destino.