Della felicità, miraggio irraggiungibile a cui la nostra natura umana inevitabilmente tende, noi avevamo un concetto un po’ diverso, più alto.
Lo slogan pubblicitario di un lassativo da cui in queste settimane siamo continuamente assaliti è la dimostrazione più evidente del livello di squallore cui siamo arrivati, all’altezza morale della moquette, come si diceva qualche decennio fa.
Purtroppo è solo uno dei tanti esempi che ci vengono propinati dalla valanga di spot cui siamo quotidianamente subissati, in cui l’ultima cosa che conta è il buon gusto.
Una valanga impossibile da evitare perché permea ossessivamente tutta la programmazione di tutte le reti mediatiche, di cui è sostanzialmente l’anima; ci si salva solo in quelle a pagamento, il cui canone, a sua volta, si configura come una esplicita tassa sulla non-pubblicità.
Ora la questione, già di per sé pesante, diventa drammatica, perché stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale, per cui per un paio di mesi dobbiamo aspettarci un impazzimento totale.
Sia ben chiaro che noi non ce l’abbiamo con l’attività di propaganda politica che, con tutti i suoi limiti, accettiamo come necessaria, considerandola una serie si buone intenzioni, di buoni propositi, comunque realistici come il libro dei sogni, in quanto non potranno mai essere compiutamente realizzati. Più che badare alle promesse, la propaganda ci serve per capire la personalità di chi chiede il nostro consenso, con che tipo di mentalità il candidato opererà una volta eletto anche con il nostro voto.
Purtroppo anche in questo campo abbiamo dovuto assistere alla terribile degenerazione operata dal berlusconismo, che ha ridotto la propaganda in pubblicità politica, con l’adozione di tutte le tecniche di convincimento della scelta di un voto che si usano per la scelta di un prodotto commerciale.
Si tratta di una serie di tecniche, anche subliminali, che ci inducono a scegliere quel determinato dentifricio rispetto alla gamma di proposte che ci viene dallo scaffale del supermercato; un prodotto che per l’ossessiva insistenza, individuiamo inconsapevolmente come oggetto di una libera scelta pesantemente indotta.
Ora è nostra opinione che la pubblicità commerciale che sul piano della moralità pubblica è border-line, in quanto rappresenta una forzatura rispetto alla realtà fattuale, una volta trasferita sul piano politico ed elettorale diventa un crimine in quanto spudoratamente si mente sapendo di mentire, attirando i voti con la pèromessa dell’impossibile.
Così mentre le forze del centro-sinistra realisticamente si propongono di continuare a realizzare l’agenda del premier Mario Draghi, cioè il tentativo che era già in atto di uscire a testa alta dalla crisi, la destra sta confluendo su posizioni tipiche della pubblicità politica, come la flax tax berlusconiana in cui pagando meno tasse aumenterebbero le entrate dello Stato, con l’eliminazione (è proprio lui a dirlo) dell’evasione fiscale.
Non parliamo poi della promessa di un blocco navale contro l’immigrazione di Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Si tratta dopotutto di promesse che hanno la stessa dignità morale di chi ha inventato lo slogan secondo cui “la felicità è… andare in bagno!”,