La malnata

SCAFFALE

Oramai sono un fenomeno che caratterizza il panorama letterario italiano di questi tempi; sono le donne narratrici che spuntano un po’ da ogni parte, rivendicando con forza una presenza ed un ruolo cui non eravamo abituati.
Tra loro annoveriamo Beatrice Salvioni, autrice di “La malnata”, edito da Einaudi nel 2023.
Dell’autrice, nata a Monza nel 1995, si sa che “ha praticato scherma medioevale e ha scalato il monte Rosa. Nel 2021 si è diplomata alla scuola Holden ed ha vinto il Premio Calvino racconti”.
In questo suo primo romanzo narra in prima persona la storia della dodicenne Francesca negli anni difficili della sua maturazione umana, quando la vita la porta ad uscire dal caldo bozzolo della famiglia, per entrare e trovarsi un ruolo in un mondo in cui le dinamiche sociali sono totalmente diverse.
Siamo della Monza del 1936. In pieno periodo fascista, con il padre commerciante che deve supinamente accettare le regole del regime e la madre che ha una visione ed uno stile di vita basato sulle convenienze piccolo borghesi, in cui l’apparire conta più dell’essere, con le quali misura anche l’affacciarsi alla vita dell’adolescente figlia Francesca.
Da un ponte sul fiume Lambro Francesca vede un gruppo di ragazzi che potremmo definire a-sociali; tra loro una ragazza che viene da tutti chiamata e considerata la Malnata, disinibita e irriverente, ma soprattutto libera da compromessi sociali.
E mentre la Malnata, dalla cui amicizia Francesca è attratta, distrugge il mondo del perbenismo e delle convenzioni della Monza del tempo, Francesca attraverso continue fughe dalla sua routine quotidiana scopre un mondo di libertà e di rapporti umani basati sulla sincerità e sulla reciproca fiducia.
È in questo dibattersi tra il perbenismo ipocrita del mondo piccolo borghese e il bisogno di un rapporto umano all’insegna di un vivere libero, in pace con se stessi, che si svolge il racconto di Beatrice Salvioni sulla Malnata di Monza.
La quale Salvioni riesce con efficacia a far vivere i suoi personaggi e a farli umanamente agire ed interagire in un mondo dominato dall’ipocrisia del perbenismo sociale del ventennio fascista, alla ricerca di una sincerità nei rapporti umani che Francesca trova solo nel sotto-mondo dei disperati, come la Malnata

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