La ricamatrice di Winchester

SCAFFALE

Se i libri editi dall’editrice Neri Pozza di Vicenza sono sempre una garanzia, quando l’autrice è Tracy Chevalier si può tranquillamente parlare di un valore aggiunto; una scrittrice vivente che noi consideriamo di assoluto spessore letterario.
Per una strana coincidenza temporale abbiamo letto il romanzo da Tracy Chevalier, recentemente presentato anche a Vicenza, “La ricamatrice di Winchester”, in concomitanza con la visita alla mostra, sempre a Vicenza, in Basilica Palladiana, “Ritratto di donna” con le opere, oltre che di altri, del vicentino Ubaldo Oppi.
La vicenda narrata, ambientata a Winchester in Inghilterra negli anni ’30 del secolo scorso, è quella di una ragazza, Violet Speedwell, che oggi definiamo single ma che allora era solo una zitella, che arriva a Winchester per sfuggire ad una madre brontolona ed oppressiva.
Qui, oltre al suo lavoro di dattilografa in una compagnia di assicurazioni, entra a far parte di un gruppo di donne che ricamano i cuscini della famosa cattedrale di Winchester.
Si tratta di una specie di gilda medioevale, fondata dalla miss Louisa Pesel e severamente diretta dall’implacabile signora Biggins.
Ciò che sembra affascinare queste signore è il fatto che i cuscini da loro finemente ricamati rappresentano una forma d’arte destinata a durare nei secoli, proprio come la cattedrale che andranno ad abbellire. Spesso tra loro ci sono donne che nella Grande Guerra hanno perso le persone amate; Violet in particolare ha perso un fratello e il fidanzato.
Violet si fa amica dell’estroversa ed esuberante Gilda che, si scoprirà, ha una relazione a quei tempi inconfessabile con una insegnante, Dorothy, mentre a poco a poco stringe sempre più intensamente l’amicizia con Arthur, il non più giovane e sposato campanaro della cattedrale; anche lui ha perso un figlio in guerra, ciò che ha distrutto psicologicamente la moglie. Anche la loro è, dati i tempi, una amicizia assolutamente inconfessabile, comunque trattata dall’autrice con una delicatezza commovente.
Non possiamo proseguire con la trama del romanzo, che comunque viene condotta con una finezza letteraria e una discrezione non facile da trovare di questi tempi così apertamente sboccati.
Quello che invece vorremmo ribadire è questa specie di affinità intellettuale che potrebbe benissimo fare di Violet uno dei ‘ritratti di donne’ dipinti da Ubaldo Oppi ed attualmente esposti nella Basilica Palladiana di Vicenza.
C’è la stessa determinazione, tutta discretamente femminile ma decisa, di essere protagonista della propria vita, di operare scelte personali che non devono sottostare a convenzioni sociali supinamente accettate; un bisogno di libertà e di indipendenza che a noi ha ricordato persino Vera Brittain, pacifista e femminista, dopo la terribile esperienza della Grande Guerra.
Quella di Tracy Chevalier è insomma una narrazione che si snoda con la pazienza e la costanza di una ‘ricamatrice’ di Winchester, i cui fili sapientemente intrecciati vengono a comporre un’immagine destinata a restare nel tempo.

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