(Photo©Giuseppe Santamaria)
Liberatorio: così abbiamo vissuto lo spettacolo recentemente andato in scena al Teatro Comunale di Thiene nell’ambito della 40^ Stagione Teatrale; si tratta di “La scuola delle mogli” di Moliére messo in scena da Marche Teatro, con la regia di Arturo Cirillo, che ne è anche il protagonista.
Si tratta della vicenda dell’amore contrastato di due giovani, con l’obbligo tipico della commedia di condurre la vicenda fino alla felice conclusione all’insegna dell’ “amor vincit omnia”.
Sul piano spettacolare tutto è girato alla perfezione, ottime interpretazioni con personaggi ben caratterizzati, minimalista ma efficace la scenografia; tutta la trama letteralmente gira intorno alla casetta da bambola che ruotando su se stessa svela una scaletta che conduce alla cameretta-cella in cui Arnolfo tiene rinchiusa Agnese tenendola lontana dal mondo per educarla alla semplicità e all’ingenuità, guardata a vista da due servi un po’ imbranati.
Meritano menzione i costumi fatti con tessuti arabescati (bellissimi) deliziosa la musica, molto efficaci i giochi di luce, l’Arnolfo di Arturo Cirillo che alterna toni altisonanti a passi di danza, Valentina Apicello è una brava e amabile Agnese che all’inizio rappresenta una bambola vestita di rosa ma che piano piano con semplicità e chiarezza affermerà la sua dignità di essere donna; ottimo Giacomo Vigentini che interpreta Orazio che con tanto di cappello da baseball e una grande agilità, è un tenero e credibilissimo innamorato, brillanti e anche Marta Pizzagallo nel ruolo della serva e Rosario Giglio nel doppio ruolo del servo e di Crisaldo amico di Arnolfo.
Dopo tutto questo, resta quindi da chiarire il significato del termine ‘liberatorio’ da noi usato a proposito di questo spettacolo con cui si inizia il 2020 al Comunale di Thiene.
Noi non abbiamo mai messo in discussione il valore letterario dei quattro spettacoli già offerti da questa 40^ Stagione Teatrale; abbiamo solo fatto notare che per la loro pesantezza, pur riconoscendone la teatralità, hanno rischiato di ammazzare lo spettatore che siede in una poltrona del Comunale.
Nessuno certamente contesta il valore letterario, prendiamo ad esempio, di “Madre Courage” di Bertold Brecht; solo che per lo spettatore si è trattato di assistere ad una maratona di tre ore di qualcosa che, per la sua tragicità (una madre che seppellisce tre figli), rasenta l’incubo.
Si potrà capire allora come, avviati su questa strada, si rischiasse di snaturare la Stagione Teatrale Thienese con una pesantezza culturale, accettabile magari per un singolo spettacolo, ma che non dovrebbe diventare la regola.
“La scuola delle mogli” messo in scena da Arturo Cirillo ha avuto una funzione liberatoria proprio perché ci ha riconciliato con la componente leisure, divertimento, che, magari è quello che, dopo una giornata di lavoro, cerchiamo andando a teatro; merito del regista-protagonista è aver creato quell’atmosfera magica in cui tutto sembra armonicamente lievitare con leggerezza ed allegria, dove tutto, recitazione, scena, costumi, musiche contribuiscono efficacemente a creare un’atmosfera trasognata, che rende credibile anche un lieto ma improbabile finale.