La prima considerazione che ci vien di fare sulle recenti Elezioni Regionali in Emilia Romagna e Calabria è che erano… regionali. Lo ribadiamo ogni volta che qualcuno, per suoi scopi politici, tenta di darne significati e valenze diversi, addirittura nazionali, che non possono avere perché legate al contesto locale.
Lette in questo senso, una regione, l’Emili-Romagna, è andata al centro-sinistra e l’altra, la Calabria, al centro-destra; a risultato acquisito a noi sembra l’esito più normale, quasi naturale, vista anche la storia e la cultura delle due regioni.
Solo che qualcuno, che chiameremo Capitan Fracassa, aveva voluto caricarle di altri significati. Lui le considerava un test sul governo Conte II, con cui il nostro era stato assieme fino al precedente Conte I, come vice-premier e Ministro dell’Interno.
In questa veste aveva fatto danni enormi, a volte persino scarsa sensibilità umanitaria, tanto che, con l’autorizzazione del Parlamento, ora rischia di andare sotto processo; ovviamente una buona occasione per proclamare “con me processano il popolo italiano!” quasi che sia lui, da solo, a poter impersonare tutti noi.
In piena estate Capitan Fracassa, in tenuta balneare, decide di fracassare tutto, mandando a casa il governo di cui fa parte. Naturalmente lo scopo è di andare ad elezioni anticipate, vincerle e fare un nuovo governo più sovranista.
Qualcuno, in questo caso il Presidente della Repubblica Mattarella, ha dovuto ricordargli che non tocca a lui indire elezioni o incaricare premier; in merito ci sarebbe una Costituzione che, tra l’altro, prevede che si vada alle elezioni, oltre che alla scadenza naturale della legislatura, quando il Parlamento non riesce ad esprimere una maggioranza governativa.
Da agosto in avanti Capitan Fracassa è stato impegnato in una forsennata campagna elettorale, perché secondo lui una vittoria del centro-destra in Emilia-Romagna avrebbe dato la famosa “spallata” al governo in carica.
Chi li ha contati, ha detto che il nostro in questa regione ha tenuto qualcosa come 40 comizi elettorali, il doppio di quelli tenuti dalla candidata di centro-destra, Lucia Borgonzoni, tanto che quest’ultima è stata ironicamente definita la “vice-candidata” o “candidata ombra”.
Fallito il tentativo di spallata in Emilia-Romagna, il nostro è già partito lancia in resta per le prossime elezioni regionali, ovunque si terranno, considerato che lui è in campagna elettorale permanente.
Se poi qualcuno si illudesse che, mancata la spallata di Salvini, il governo Conte possa veleggiare indisturbato verso la scadenza naturale della legislatura del 2023, evidentemente non tiene conto di almeno due fattori. Da una parte il forte ridimensionamento del M5S, i cui effetti politici non possono non farsi sentire anche sulla compagine governativa, e dall’altra, la mina vagante di Matteo Renzi, oggi più che mai ago della bilancia.