La strana coppia

TEATRO

(Foto di Giuseppe Santamaria)
Cominciamo bene! La 43^ Stagione Teatrale Thienese, aperta dal saluto dell’assessore Savio, ci ha regalato un paio d’ore di divertimento fatto più che altro di gag brillanti e di situazioni comiche che ti distolgono dai pensieri del quotidiano.
Come primo spettacolo della Stagione è andata in scena la commedia “La strana coppia” di Neil Simon.
Potremmo cominciare col dire che Gianluca Guidi, che ne è anche il regista, e Giampiero Ingrassia, non ci hanno fatto per niente rimpiangere la versione cinematografica con Walter Matthau e Jack Lemmon.
La strana coppia è quella formata da Felix e Oscar, due divorziati che decidono di andare a vivere nello stesso appartamento (di 8 stanze) di Felix dove ogni venerdì in gruppo strampalato di amici si riunisce per la solita partita di poker.
Quanto Felix è confusionario e indolente, per nulla preoccupato della cenere che non è nei posa-cenere, gaudente ed amante del bicchiere, tanto Oscar è ossessionato dalla polvere e dalla pulizia, dalla vita in cui ogni cosa ha un suo posto, in perfetto ordine che deve essere rigidamente mantenuto.
È da questa diversità di carattere dei due personaggi che nascono le continue situazioni di attrito tra i due, dove uno fa un dramma per ciò che lascia l’altro del tutto indifferente.
Da molti accenni, sapientemente dosati, si viene in qualche modo a scoprire che ambedue nel loro atteggiamento contrastante esprimono la profonda insoddisfazione per una situazione sofferta, per quanto accettata, con rimpianto per i legami famigliari recisi ma non dimenticati.
La vivacità delle battute che i due si scambiano nasce in profondità dalla amarezza e dalla insoddisfazione di vivere una situazione non voluta, dal rimpianto per la vita quotidiana degli affetti che è stata interrotta.
Come per il film, anche per questa edizione teatrale della commedia di Neil Simon, molto si gioca sull’estro interpretativo dei due protagonisti, non solo sul piano recitativo ma anche sulle espressioni, sui silenzi significativi, sugli sguardi.
Ne vengono fuori due ore di teatro ‘leggero’, dove il termine leggero non è da intendersi come un limite o un difetto, ma un pregio, apprezzabile da chi arriva a teatro portandosi dietro i mille problemi quotidiani, che per due ore dimentica del tutto perché portato in una atmosfera dove la filosofia di fondo è che “i matrimoni finiscono, ma la partita continua”.

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