[Foto di Giuseppe Santamaria Palombo]
Coerente con la sua caratteristica ormai stabilmente acquisita, la 42^ Stagione Teatrale Thienese si è conclusa con un’opera che ci ha sorpreso, stavolta negativamente.
Si tratta del dramma “L’attesa” di Remo Binosi recentemente andato in scena al Comunale di Thiene per la regia di Michela Cescon, con le protagoniste Anna Foglietta e Paola Minaccioni.
Ancora una volta cominciamo con lo sgombrare il campo: si è trattato di una superba interpretazione delle due attrici che in due ore di spettacolo hanno saputo toccare molte corde del loro repertorio recitativo; quindi decisamente brave e soprattutto coraggiose.
Coraggiose perché hanno saputo affrontare un tema scabroso, una storia che ci ha disturbato per la sua esplicita crudezza.
“L’attesa” per capirsi ha tutti gli elementi di una tragedia greca, con la due donne costrette a soccombere alla loro stessa innata forza vitale che attraverso l’atto amoroso permette la continuità della specie umana; la donna vista come il vero e proprio motore della vita.
È la società che ha rivestito e costretto questa forza innata entro il contratto matrimoniale, rendendo peccaminoso sia il rapporto sessuale prima del matrimonio che al di fuori di esso, come nel caso delle due donne in scena, la contessina Cornelia e la serva Rosa.
Tremenda l’accusa che viene dal dramma con le due donne che, in ossequio alle convenzioni sociali, finiscono per sopprimere una neonata, per evitarle quello che, come donna, avrebbe dovuto affrontare nella vita; c’è in questo insita tutta la tragica tematica dell’aborto.
Senza entrare nel merito di temi così importanti, a noi è sembrato che gli stessi sulla scena siano stati accennati, più che compiutamente trattati ed approfonditi, lasciandoci in qualche modo di fronte ad angosciosi interrogativi di una denuncia sociale sulla condizione della donna; come dire che, a nostro parere, sul piatto della denuncia è stato messo troppo, che questo troppo è stato sbattuto in faccia allo spettatore, senza dargli tempo e modo di elaborarlo.
Resta che alcune situazioni rappresentate sulla scena ci hanno disturbato per la loro inutile e insistita ostentazione; il teatro di solito queste cose le risolve con più eleganza.