L’eleganza del riccio

SCAFFALE

Un altro di quei romanzi francesi che sconvolgono per la loro novità nel modo di guardare ai casi della vita; dopo il sorprendente “Cambiare l’acqua ai fiori”, con la storia di una custode prima di un passaggio a livello e poi di un cimitero, ecco questo romanzo “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery, edito dalla e/o nel 2018, che ha per protagonista Renèe, la portinaia di un condominio.
La vicenda del romanzo si svolge su due filoni narrativi, distinti anche tipograficamente, che alla fine verranno a inevitabilmente ad incontrarsi.
Da una parte, appunto, la portinaia Renèe che segue con attenzione le vicende dei suoi condomini, di cui sa tutto, anche se non è da loro molto considerata; Renèè però ha un suo segreto, impensabile per una portinaia: ha una profonda cultura, frutto di un grande interesse letterario e filosofico.
Dall’altra parte troviamo una delle famiglie di condomini, formata da Paloma, una dodicenne in piena crisi esistenziale, con propositi suicidi, che ha un padre parlamentare, una madre vanesia e una sorella, Colombe, terribilmente antipatica e supponente, in carriera come docente universitaria.
A sconvolgere il quieto vivere del condominio arriva un nuovo inquilino, il ricco giapponese Ozu, con tanto di segretario, molto elegante e ricercato nel suo esotico stile di vita, che intuisce subito il non comune spessore culturale di quella che tutti snobbano per essere una semplice portinaia.
Ozu, proprio apprezzandone la cultura, comincia a cercare la compagnia di Renèe che si vede proiettata in una nuova dimensione e valorizzazione, cui non è abituata.
Dall’altra parte Paloma, in evidente conflitto con i suoi famigliari, ognuno dei quali, pur nella diversità, sembra passivamente adeguarsi al sistema corrente che Paloma rifiuta drasticamente; finché, in un incontro casuale, la giovane riesce a stabilire un rapporto positivo con Renèe che, proprio per la sua non solo ostentata cultura, riesce a stabilire con Paloma un rapporto di reciproco apprezzamento e di umana accettazione, tanto da far desistere la ragazza dai velleitari propositi suicidi.
Il fascino del racconto deriva proprio da questo senso di accettazione della propria condizione esistenziale, indipendentemente dalle convenzioni e dai pregiudizi sociali. La portinaia Renèe che da Ozu viene non solo apprezzata per la sua cultura ma anche come donna, con in prospettiva una possibile relazione sentimentale.
Dall’altra parte l’acerba adolescente, arrabbiata non solo con la famiglia ma col mondo intero, che riesce ad incanalare positivamente la sua ribellione a contatto con una donna umile, snobbata dalla madre, ma in grado di rapportarsi con lei sul piano di una cultura vissuta.

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