Non preoccupatevi, non intendiamo tentare anche noi di sensibilizzarvi sul problema della pandemia da corona virus che, dopo la Cina, ha duramente colpito anche l’Italia; crediamo che lo sforzo in atto da parte di tutti i mezzi di comunicazione di massa sia sufficiente, anche se c’è ancora qualcuno sembra non aver capito la gravità della situazione e se ne va irresponsabilmente in giro per l’Italia; ma, come si dice “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!”.
Vorremmo invece tentare di fare alcune considerazioni sulla esperienza che collettivamente stiamo vivendo.
Una prima sensazione che abbiamo è quella di essere in guerra contro un nemico subdolo che non si vede e di fronte al quale ci sentiamo quasi impotenti; per combatterlo, stranamente, non bisogna fare qualcosa, anzi al contrario, bisogna non fare, starsene a casa, evitando il rischio di contatti con probabili portatori del virus.
In mezzo a tutto il bailamme delle notizie che ossessivamente ci sommergono, per non cedere ad inutili allarmismi, abbiamo scelto di attenersi alle comunicazioni ufficiali che ci vengono dal governo, nella fiducia, o almeno nella speranza, che gli esperti sappiano cosa stanno facendo loro e facendo fare a noi.
Stare a casa propria, quando è una libera scelta, è un piacere; quando invece è una costrizione imposta dalle circostanze come questa, non è più così attraente. Ma tant’è!
In misura di molto minore, avevamo provato qualcosa del genere ai tempi di Cernobyl, quando su di noi è passata la nube radioattiva. Anche allora i comportamenti sociali sono stati la corsa all’accaparramento di generi alimentari svuotando i supermercati; oggi è diverso, oggi il rischio nasce dal contatto, col pericolo di trasmissione del virus. È questo che sembra non sia stato ancora capito, soprattutto da chi invade i centri commerciali o si affolla alle stazioni per andare al sud.
Anche noi abbiamo una grande ammirazione e sentiamo una profonda gratitudine per chi negli ospedali, a qualsiasi livello, si prodiga per salvare il massimo possibile delle persone; di fronte al loro, il nostro sacrificio di rimanersene a casa è veramente ben poca cosa.
Pur con qualche titubanza iniziale, il governo italiano sembra aver reagito efficacemente per contrastare una situazione inaspettata e imprevedibile; meschine e ingenerose le critiche di chi dice di saper fare di più e meglio.
Osceno invece, per non definirlo peggio, quanto affermato dal premier inglese Boris Johnson secondo il quale il 60% della popolazione dovrà contrarre il Covid19 per sviluppare l’immunità del gregge; come dire lasciamo che il contagio faccia il suo corso, eliminando i deboli per rinforzare i forti. Conclusione: Boris Johnson ci consiglia “abituatevi all’idea di perdere i vostri cari!” Grazie Brexit che ci hai liberato di questi mostri! Che differenza dai cinesi che, da noi aiutati, ora sono venuti in Italia a darci una mano.
Sembra comunque che in Italia dovremmo essere vicini ad un picco, superato il quale la pandemia dovrebbe cominciare a diminuire, fino a cessare del tutto; rispettare responsabilmente le regole che ci sono state date, aiuta ad accelerare questo processo.
Solo quando potremo guardare con la dovuta prospettiva temporale questa terribile esperienza che è insieme personale e collettiva, solo allora sarà il tempo delle critiche.
Se poi il corona virus ci avesse insegnato che la sanità pubblica deve essere sempre tenuta nella massima efficienza, pronta ad affrontare anche le emergenze, e non demandata all’interesse economico delle strutture private, potremmo persino dire che questa terribile esperienza è servita a qualcosa.