Ma… e l’Europa?

ATTUALITÀ

Ci stiamo sempre più chiedendo quale sia l’Europa per la quale tra una settimana andremo a votare. Nella nostra ingenuità noi avremmo pensato che la campagna elettorale in corso di svolgimento dovesse servire a delineare, con proposte diverse, persino contrarie, un’ipotesi di Europa cui tutti, partendo dalle esperienze nazionali, possano, anzi debbano, contribuire.
Se infatti gli elettori di tutti i 27 Stati dell’Unione Europea portassero, in un ideale dibattito comune, il meglio delle loro proposte politiche, le loro scelte esprimerebbero la proposta globale migliorativa di una maggioranza europea che comunque sarebbe stata democraticamente espressa attraverso il voto.
Invece, almeno in Italia, non è difficile cogliere che, un po’ da tutti, questa tornata elettorale che dovrebbe eleggere il nuovo Parlamento europeo, è stata presa come un referendum pro o contro il governo Meloni; anzi, per semplifi-care le cose, avevano persino tentato di ridurla ad un’americanata del tipo duello televisivo Meloni-Schlein, che naturalmente si sarebbe dovuto tenere nel salotto buono di Bruno Vespa.
Siamo in una situazione internazionale estremamente pericolosa, con una guerra già drammaticamente dentro i confini dell’Europa, mentre sullo sfondo si affaccia sempre più minaccioso lo spettro di un possibile impiego di armi nucleari.
Oggi, sul piano politico internazionale, sembra essere nella situazione descritta da George Orwell nel romanzo “1984”, dove tre superpotenze (leggi Usa, Russia e Cina) fanno e disfanno accordi in un assurdo gioco di mutevoli alleanze. Perché, allora, in questo gioco non facciamo entrare un quarto elemento, un’Europa unita composta da 27 Stati, capace di equilibrare e stabilizzare la situazione?
Cosa aspettiamo a presentarci con un’Europa forte della forza di 27 stati, uniti nello sforzo di fermare il quotidiano massacro di cittadini e la devastazione di luoghi in Ucraina come in Palestina; presentarci, intendiamo, con proposte unitarie europee che condizionino gli aiuti a tentativi di arrivare a soluzioni concordate.
Quella che per gli europeisti della prima ora sembrava un’utopia, oggi potrebbe diventare una realtà se solo si superassimo le stupidità nazionalistiche e le piccole gelosie localistiche. In fondo, se ci pensiamo bene, l’idea stessa dell’Europa unita è nata, come la nostra Costituzione, dal bisogno di libertà e democrazia dopo gli orrori della secon-da guerra mondiale.
La Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza anti-fascista, è quindi a tutti gli effetti figlia dello stesso ideale europeo di pace che animava Altero Spinelli e gli altri pri-gionieri politici antifascisti che stesero il Manifesto di Ven-totene, dove erano stati confinati dal regime fascista.
Inutile dire che tra quell’idea dell’Europa e lo squallore dello “scrivi Giorgia” della Meloni, o dei sovranisti come Salvini c’è una distanza abissale, sul piano sia politico come su quello morale.
Quello che siamo, nella regione europea in cui abitiamo, va quindi messo a disposizione di tutti, con la convinzione che non saremo meno veneti o italiani se diventeremo più europei.

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