In mancanza della Stagione Teatrale Thienese, ormai saltata, ci stiamo consolando con le quattro commedie di Eduardo De Filippo programmate dalla Rai.
Recentemente è andata in scena la terza commedia dal titolo “Napoli milionaria”, con Massimo Ranieri nella parte del protagonista Gennaro Jovine e Barbara De Rossi nella parte della moglie Amalia.
La commedia ha debuttato al Teatro San Carlo di Napoli il 15 marzo 1945 ed è ambientata in un basso napoletano nel 1942, con la gente impegnata a sopravvivere nelle ristrettezze della guerra.
Amalia mantiene la famiglia con la borsa nera, cosa non molto gradita dal marito Gennaro, che comunque a modo suo è costretto a collaborare. Famosa la scena di Gennaro che si finge morto su un letto col materasso riempito di caffè, con i famigliari affranti intorno, mentre il brigadiere Ciappa non crede alla farsa ma non ha il coraggio di toccare il presunto morto, immobile nel bel mezzo di un bombardamento.
Nel secondo atto Gennaro è misteriosamente assente, con Amalia che l’aspetta, resistendo alle profferte amorose di Errico Settebellezze, collega intransigente nei traffici del contrabbando. Particolarmente dura è Amalia con il ragioniere Spasiano, che chiede aiuto essendo disperato per aver perso il lavoro con cui manteneva la famiglia.
Al suo improvviso ritorno Gennaro trova una situazione famigliare completamente diversa. I guadagni di un’elegante ed ingioiellata Amalia le hanno permesso di trasformare l’abitazione in modo ostentatamente ricercato; ma la figlia Maria Rosaria è stata abbandonata incinta da un militare americano, mentre il figlio Amedeo si dedica al furto di gomme d’auto.
Il benessere ha portato ad una decadenza morale, dove tutto ciò che conta è il denaro, comunque lo si guadagni.
In casa Jovine è programmata una festa, con più invitati, per l’onomastico di Settebellezze, durante la quale Gennaro cerca di raccontare ciò che ha passato e sofferto nel suo periodo di assenza; ma nessuno sembra badarlo, come se le sofferenze altrui non interessassero a nessuno.
La situazione precipita quando la piccola figlia, Rituccia, si ammala e il medico dice che c’è solo una medicina che può salvarla; Amalia e tutti gli altri si mettono alla ricerca, ma la medicina è introvabile. Sarà il ragioniere Spasiano che arriverà spontaneamente portando la medicina, che vorrà consegnare gratuitamente ma direttamente ad Amalia, facendole notare che quando lui era disperato, lei si è rifiutata di aiutarlo; vuole solo farle capire che “chi prima, chi dopo, ognuno deve bussare alla porta dell’altro”.
Il medico curante promette di tornare il mattino dopo, quando è sicuro che la bambina sarà fuori pericolo. Intanto il dramma famigliare ha fatto rinsavire Amedeo, Maria Rosaria accetta la sua situazione, ed Amalia finalmente capisce che il denaro, da lei tanto rincorso, non è tutto. Gennaro, rasserenato, conclude con “Adda passà a’ nuttata!”
Un detto divenuto proverbiale che ci sembra molto adatto a questi tempi di corona virus.