Niente di vero

SCAFFALE

Forse, per capire le ragazze del nostro tempo, potrebbe essere utile leggere ‘Niente di vero’ di Veronica Raimo, edito dalla Einaudi nel 2022, anno in cui ha vinto il Premio Strega, dando comunque per scontato che Veronica, oltre che protagonista del romanzo possa anche rappresentare il prototipo della sua generazione.
Non c’è una trama del racconto, più o meno avventuroso, ma l’autrice racconta se stessa, il proprio vivere all’interno di una famiglia dove la madre, insegnante, è tutta presa dalle sue ansie, che la fanno stare sopra ai figli come un ossessivo elicottero, il padre salutista accanito che divide le stanze con dei muri per creare spazi di intimità, un fratello che risponde alle aspettative della famiglia soprattutto sul piano di una morale religiosa supinamente accettata, e infine una zia che le misura le tette con una tazzina che lei non riesce a riempire.
Ci sono i primi amori adolescenziali, poi una relazione più stabile ma che non dura semplicemente perché non è amore, l’attrazione per la vita a Berlino, che è di per sé una citta dissacrante.
In cosa crede questa ragazza, a cosa aspira, qual è il suo progetto di vita? Il nulla, un nulla esistenziale in cui si sopravvive cercando di stordirsi.
Più che vivere si tratta di trascinare un’esistenza tra la droga e un aborto, senza una minima dimensione morale di riferimento in cui credere.
Per quanto vivace e spigliata nelle sue demolizioni del mondo che la circonda, resta un fondo amaro, una vita che è non-vita, dove il futuro al massimo è il giorno dopo di oggi, senza osare guardare più in là, badando solo ad ascoltarsi nelle proprie sensazioni momentanee.
Resta da capire se il prototipo Veronica, così come emerge dal romanzo, sia un caso, magari emblematico, o un genere, meglio una generazione di giovani donne incapaci di trovare un ruolo nella società in cui vivono e che su di loro da sempre conta per perpetuarsi nel tempo.
Dopotutto, a noi Veronica è sembrata una donna che ha rinunciato ad essere tale, a rivestire il ruolo sociale che, pur nell’assoluto rispetto dei diritti, alle donne è comunque assegnato, anche in tempi di confusione morale.
Una sbandata adolescenziale ci può stare, un periodo di rabbia e confusione prima di concentrarsi su un proprio progetto di vita, sono tutte cose ammissibili; ma questa sistematica aridità morale, questa vita non-senso, questo non crede in niente e nessuno, questo snaturalizzarsi come donna, ci ha prima rattristato e poi preoccupato, anche perché, pur con tutti i problemi della crisi esistenziale, a noi sembra del tutto innaturale una ragazza che non ami la vita. Non sappiamo se la nonna, con la sua tazzina sia riuscita a riempire, se non le tette, almeno il cervello della nostra brillante Veronica.
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