Pensare che il dopo pandemia possa essere come il prima è una pura illusione; che si possa cioè tornare all’Italia di prima è un nascondersi la gravità della situazione che stiamo vivendo, con le conseguenze che dovremo affrontare nei prossimi mesi o anni.
Anzitutto perché non siamo ancora al dopo, anzi per quanto cerchiamo di illuderci, la fine del tunnel non si intravvede ancora, mentre i casi di contagio quasi azzerati, stanno nuovamente risalendo, riproponendo il problema delle misure preventive.
Tra un mese ricominceranno le scuole e, nonostante i banchi singoli con rotelline, il problema dell’impossibile distanziamento inevitabilmente esploderà.
Le fabbriche, tra ferie e cassa integrazione hanno finora in qualche modo tirato avanti con gli ordini pregressi ormai esauriti, mentre a settembre quasi generalmente si presenta il problema della ripresa del lavoro.
L’Italia, la prima nazione europea ad essere colpita dal corona virus, nonostante le incertezze iniziali, ha finora non solo retto abbastanza bene ma è diventata esempio anche per altri stati; un ruolo riconosciuto e in qualche modo premiato dalla stessa Europa comunitaria, con sostanziali aiuti ed aperture di credito.
Naturalmente col solito inutile, vociante coro delle oche che avrebbero saputo fare di più e meglio, giocando magari sull’insofferenza popolare a mascherine e distanziamento ostantatamente snobbati.
Si sa, sulla carta ci sono molti modi per fare le cose, ma per farle concretamente bisogna sceglierne uno, quello che si ritiene operativamente il più compiutamente realizzabile, anche se altri pensano ad altre ipotetiche soluzioni alternative.
Allora la nostra proposta, lasciando per il momento inalterato governo e Parlamento fino alle naturali scadenze, sarebbe quella di creare un organismo, chiamiamolo direttorio, commissione, consulta, o come si vuole, in cui tutte le forze parlamentari si possano incontrare per tenere sotto costante controllo l’andamento della pandemia, prendendo insieme, dopo un reale confronto democratico, la decisione operativa che il governo, organo esecutivo, dovrebbe portare a concreta attuazione. Insomma un punto di incontro tra politica e ricerca medico-scientifica per combattere il più efficacemente possibile la pandemia.
Da una parte verrebbe aperta a tutti la possibilità di avanzare proposte migliorative da concordare, mentre dall’altra i cittadini avrebbero sentore che quanto viene loro proposto nasce da uno sforzo unitario non di una parte ma di tutte le forze che si sono democraticamente confrontate, rompendo definitivamente il gioco delle scelte della sola maggioranza governativa cui, quasi per dovere di prassi, le forze di minoranza sistematicamente si oppongono. Un organismo, soprattutto, all’insegna della più ampia trasparenza e garanzia nella gestione dei fondi europei ai fini per cui sono stati stanziati, in barba a tutti i possibili furbetti o furboni.
Siamo pienamente coscienti, anche per gli imminenti appuntamenti elettorali, che la nostra proposta potrebbe sembrare ingenua; mentre invece nasce dalla profonda convinzione che, in Italia come nel mondo, il dopo-pandemia non può essere uguale al prima; cioè che in tutti i campi bisogna ripartire su basi nuove e diverse, avendo fatto umilmente tesoro di quanto ci è capitato addosso e che stiamo ancora duramente pagando.