[foto di Giuseppe Santamaria]
“Commedia divertente con una morale amara”; questa potrebbe essere per noi una sintetica definizione della commedia “Perfetti sconosciuti” andata recentemente in scena al Teatro Comunale di Thiene, nell’ambito della 43^ Stagione Teatrale.
Si tratta sostanzialmente della trasposizione in teatro dell’omonimo film, diretto da Paolo Calabresi.
La vicenda è quella di tre coppie e un single che, a cena una sera, decidono di fare una specie di ‘gioco della verità’ mettendo a disposizione di tutti in viva-voce quanto passa per il loro telefono cellulare.
Il risultato è decisamente sorprendente, in quanto ognuno di loro dimostra di avere una non confessabile vita segreta, nascosta nella sim card del proprio cellulare, efficacemente definito la ‘scatola nera’ che ognuno di noi si porta appresso.
Alla fine l’apparente normalità della loro vita sociale diventa una pura ipocrisia, divertente finché è fiction teatrale o cinematografica, ma amaramente deludente quando diventa specchio di una vita sociale più diffusa di quanto si pensi.
Si è trattato comunque di buon teatro, con soluzioni sceniche che hanno ben sopperito alla naturale mobilità di scena del film, mentre una qualche riserva dobbiamo segnalare sulla recitazione.
Non perché, pur nella disparità, non tutti gli attori siano stati all’altezza, quanto più perché, con i nostri limiti, pur essendo gli attori microfonati, alcuni li abbiamo capiti mentre di altri non abbiamo letteralmente sentito quel che recitavano sulla scena.
Il bello è che, tornati a casa abbastanza presto, abbiamo cercato su Netflix il film sempre diretto da Paolo Calabresi, per cercare di sopperire a quanto avevamo perso; con il risultato che, nel film, di quanto recitato si capiva poco o nulla, tanto da dover far riferimento a quanto avevamo appena sentito in teatro.
Ulteriore dimostrazione che, se noi per l’età abbiamo dei limiti uditivi (non abbiamo alcuna difficoltà ad ammetterlo), esiste comunque un problema recitativo di pura e semplice decifrazione delle parole sul teatro e sul cinema italiani.
Non suoni quindi auto-consolatoria la nostra considerazione secondo cui, nel teatro e nel cinema, è un bravo attore chi riesce a farsi capire dal pubblico che ascolta, indipendentemente dall’età.