Sarcedo: quel tragico 27 aprile 1945

SCAFFALE

È uscito in questi giorni “Sarcedo: quel tragico 27 aprile 1945”, una ricerca storica in cui si cerca di ricostruire quanto è avvenuto a Sarcedo in quella giornata ormai alla fine della guerra.
Per avere un’idea dei fatti accaduti, basterebbe dire che in quell’uggioso venerdì di 75 anni fa a Sarcedo ci sono stati 6 morti, 5 partigiani ed un civile.
Un giovane partigiano di Sarcedo, Ermido Fanton è stato sorpreso in possesso di un’arma e orrendamente massacrato a colpi di calcio in testa.
Nel contempo, in piazza a Sarcedo, nel tentativo di far arrendere un gruppo di paracadutisti tedeschi, sono stati uccisi tre partigiani della Brigata “Mazzini”: Alfredo Talin di Thiene, Giuseppe Canale di Zugliano e Lino Missaggia (Tanaca) di Calvene.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, lungo le rive dell’Astico, durante un rastrellamento, è stato ferito e poi lasciato morire dissanguato, l’anziano Marco Fanton, mentre nella vicina casa, lungo una roggia veniva ucciso il partigiano zuglianese della Brigata “Mazzini”, Alfredo Fabris.
Se 6 morti uccisi nella stessa giornata sembrano tanti, in realtà di fronte all’evidenza dei fatti, così come sono stati ricostruiti, i morti potrebbero essere stati molti di più.
In tre occasioni infatti, in base alle barbare leggi del nazismo, più di una trentina di persone quel giorno a Sarcedo hanno rischiato di essere uccise per rappresaglia.
In piazza a Sarcedo 13 persone erano state allineate contro il muro, pronte per essere fucilate nel caso un qualche soldato tedesco fosse stato ferito o ucciso. Nell’aia di casa Fanton e in quella vicina della famiglia Fantin, i famigliari erano stati allineati davanti ad una mitraglia tedesca; per non aver inavvertitamente obbedito agli ordini, Marco Fanton verrà ferito, e come abbiamo detto, morirà dissanguato perché fu impedito di prestargli soccorso, mentre la sua casa verrà scoperchiata da una bomba, ed infine, sempre il 27 aprile, in un rastrellamento erano stati arrestati in via Albereto altri 7 ostaggi, che si sono salvati perché il guardia-fili Giovanni Ferasin, parlando un po’ di tedesco, era riuscito a convincere il comandante tedesco della inutilità di un’ulteriore strage a conclusione di quella tragica giornata.
Bisogna comunque dire che la rappresaglia degli ostaggi in piazza a Sarcedo è stata evitata per l’intervento di autorità proprio del comandante tedesco della piazza militare di Thiene, il maggiore Georg Siemon.
È lui il protagonista della atipicità della situazione di Sarcedo, dove fra partigiani e occupanti tedeschi si era stabilito un rapporto di reciproca non belligeranza; Siemon era in possesso dell’elenco completo dei partigiani di Sarcedo, che fra l’altro ricorrevano a lui quando un loro compagno era nei guai.

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