Scemi di guerra

SCAFFALE

Secondo Corrado Augias, se un libro dopo una trentina di pagine non ti prende, ti conviene gettarlo via e passare ad un altro; abbiamo volutamente disubbidito a questo suggerimento, per altro molto apprezzato, per una specie di puntiglio personale.
Recentemente infatti abbiamo regolarmente acquistato il libro di Marco Travaglio dal significativo titolo “Scemi di guerra”, edito da PaperFest nel febbraio del 2023. E, nonostante un enorme sforzo personale, abbiamo voluto arrivare in fondo alla sue quasi 500 interminabili pagine.
Si tratta formalmente di una specie di “diario di un anno vissuto tragicamente” in cui l’autore annota quasi giorno per giorno fatti politici per lui rilevanti.
È evidente che tra il febbraio del 2022 e quello del 2023 tra i fatti salienti ci sia stata la caduta del governo Draghi, la perdurante tragica invasione russa del territorio ucraino, le elezioni politiche in Italia con la vittoria del centro-destra e la formazione del governo guidato da Giorgia Meloni.
L’aspetto di fondo che abbiamo trovato più irritante in questo lavoro di Marco Travaglio è anzitutto la sua ormai proverbiale supponenza, il parlare per sentenze già passate in giudicato, vedere verità assolute che altri per la loro dabbenaggine politica non vedono; esclusa ogni possibilità di confronto di idee e opinioni, dato che a non pensarla come lui si é considerati “scemi di guerra”.
Noi ricordiamo che il governo Conte era caduto per la sua incapacità e inadeguatezza ad affrontare lo scoppio della pandemia; il Presidente Mattarella ha doverosamente tentato formare una specie di governo di unità nazionale con cui affrontare ‘insieme’, cioè col concorso di tutte le forze politiche disponibili, la grave situazione in un’ottica di solidarietà nazionale di cui in quel momento tutti sentivamo il bisogno. Questo tipo di governo andava doverosamente affidato ad un tecnico di prestigio internazionale, come è Mario Draghi.
Un governo che, superata la pandemia, proprio il vendicativo Conte ha collaborato a far cadere, venendo dimezzato poi sul piano elettorale, mentre abbiamo dovuto assistere alla vittoria della destra e della formazione del governo Meloni.
L’atteggiamento di Marco Travaglio è quello di una critica spietata, che arriva all’irrisione, di Draghi e una sperticata esaltazione di un Conte, inconsistente sul piano politico, che sta usando le armi all’Ucraina come arma di ricatto.
Il quid del contrasto è divenuto (e resta tuttora) l’atteggiamento assunto in Italia sulla guerra in Ucraina, non tanto sugli aspetti morali dell’invasione russa ma su quello degli aiuti militari.
Travaglio ci presenta con voluta insistenza una stucchevole polemica quasi quotidiana contro la silent majority filo-americana e atlantica che addita come filo-putiniani quanti osano entrare nel merito delle scelte del presedente Zelensky.
Noi non crediamo la questione sia così semplice: gli ucraini per difendersi hanno bisogno di armi; ma le armi vanno usate per difendersi e non per attaccare, per volutamente procrastinare una guerra nel tentativo di recuperare territori perduti, come la Crimea.
Se i droni ricevuti dalla Nato servono per intercettare i missili russi, va bene bene; non così se servono per andare a bombardare Mosca.
Anche a noi, senza essere filo-putiniani, non è piaciuta l’escalation con cui il presidente Zelensky chiede ossessivamente sempre più armi, tank e aerei, mentre dal parlamento ucraino ha fatto votare l’impegno a non accettare in nessun modo una pace concordata con i russi; come dire, con loro non si tratta.
Noi invece siamo, come è stato detto, per il “si vis pacem… para pacem!”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *