Sei anni di guerra civile in Italia

SCAFFALE

Nel maggio del 2023 l’editrice Arcadia, ha ripubblicato un libro di Pietro Nenni, lo storico segretario del Psi, dal titolo “Sei anni di guerra civile in Italia”.
Un libro che a suo tempo ha avuto l’onore storico di essere tra quelli bruciati in un rogo dai nazifascisti, perché considerato pericoloso nei loro confronti.
Il libro segue il percorso del fascismo di Mussolini per arrivare al potere e come poi si sia imposta una feroce dittatura che ci ha portato al disastro della guerra.
Un particolare interesse hanno i primi capitoli dove troviamo Pietro Nenni e Benito Mussolini entrambi impegnati nel partito socialista, che ai loro tempi era un movimento considerato pericolosamente rivoluzionario, al punto da provocare la reazione da parte del padronato agricolo e industriale, che aveva come manovalanza le squadracce del nascente nazionalismo, seguito alla Grande Guerra.
I due, soprattutto nella direzione dell’Avanti!, divennero prima avversari politici e poi nemici man mano che il fascismo si organizzava e crescendo mostrava la sua vera faccia.
Le agitazioni socialiste culminarono nel ‘biennio rosso’ del 1919-20, con l’occupazione delle fabbriche; fu il fascismo, ben foraggiato dal padronato, a disinnescare con una sempre impunita violenza le agitazioni sociali e operaie, in un crescendo di violenza che ebbe il suo culmine con il delitto di Giacomo Matteotti, il deputato socialista che aveva denunciato i brogli elettorali dei fascisti.
L’assunzione della responsabilità politica e morale del delitto Matteotti da parte di Benito Mussolini, segna il punto in cui per il fascismo la violenza diventa non solo legale ma strumento politico per mantenersi al potere.
E una volta ammessa la violenza come arma politica, la guerra diventa una conseguenza inevitabile, sia la guerra mondiale che la successiva guerra civile.
Dal libro di Pietro Nenni emergono con grande evidenza le colpe del re che non solo chiamò al potere Mussolini dopo la marcia su Roma, ma firmò le leggi razziali e la dichiarazione di guerra; una monarchia che, vista la mal parata, non trovò di meglio che scapparsene dall’Italia con il tesoro della corona.
Il libro di Pietro Nenni permette quindi di rivivere, certo da un punto di osservazione ben preciso, gli avvenimenti della storia italiana della prima metà del ‘900.
Tra gli aspetti che più colpiscono c’è quello secondo cui il fascismo è andato al potere quando attraverso la propaganda, che non disdegnava la violenza, era riuscito ad imporre una omologazione del pensiero nei cittadini; non è difficile capire come oggi, pur in condizioni meno violente, l’occupazione governativa dei mass-media miri allo stesso risultato.

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