Stiamo vivendo un incubo!

EDITOR

Molti dicono che l’atmosfera in cui stiamo vivendo in queste settimane sia surreale, intendendo con questo termine qualcosa che è al di fuori della nostra ragione; noi propendiamo per il termine ‘incubo’: stiamo vivendo dentro un terrificante incubo.
Dobbiamo restare isolati in casa, cercando di straviarci col nostro tran-tran quotidiano, magari trovando il tempo per fare finalmente quel che dovevamo fare da sempre, mentre fuori della nostra isola infuria la bufera del corona virus.
I tg sembrano trasmettere altrettanti bollettini di guerra, di una guerra atroce, subdola, in cui dal nemico ti puoi solo difendere, perché non si sa ancora come attaccarlo o almeno neutralizzarlo.
Un virus che ci ha fortemente ridimensionati in tutti gli aspetti della nostra normale routine quotidiana; che ci impone di evitare ogni forma di vita sociale, di incontri con le persone, con gli amici con cui condividi i caldi momenti dello stare insieme.
Tutto è fermo: teatri, cinema, biblioteche, piscine… come se improvvisamente non esistesse più tutto quello che fino a qualche settimana fa era il nostro vivere normale, quotidiano.
Poi senti al tg che ieri, solo ieri, sono morte 969 persone, soprattutto, ma non solo, anziani, cui alle malattie pregresse si è aggiunto questo virus che non ti fa respirare; è difficile realizzare 969 morti, non è solo una cifra spaventosa, è un’immane catastrofe quotidiana, con cui devi convivere, andare avanti, comunque. Un incubo!
C’è poi chi trova modo di fare opposizione anche nel pieno della bufera in atto; Matteo Renzi chiede una commissione d’inchiesta perché “se ne fanno per tutto”! Salvini, da par suo, spara cifre che sono impossibili.
Del governo Conte in questo momento a noi interessa molto di più lo sforzo che ha messo in atto; si poteva fare di più e meglio? Sinceramente noi non lo sappiamo, per il momento ci limitiamo a responsabilmente collaborare al suo tentativo, nella speranza che serva a qualcosa. Le eventuali critiche le rimandiamo al dopo, quando anche questa terribile esperienza, a saperla leggere, qualcosa dovrebbe insegnarci.
Non sappiamo quanto questo incubo durerà e ci chiediamo come ne verremo fuori; sicuramente non quelli di prima, speriamo migliori, avendo imparato che la nostra responsabilità personale ha senso se diventa collettiva, condivisa, sociale, anche perché in questi frangenti nessuno si salva da solo.
Ci ha fatto una enorme impressione la benedizione “urbi et orbi” impartita ieri sera da papa Francesco di fronte ad una piazza San Pietro vuota. Così come ci ha molto colpito la sua omelia, iniziata con la terribile constatazione “Da settimane sembra che sia scesa la sera.”
Poi il Pontefice, facendoci sentire come gli apostoli, “siamo tutti sulla stessa barca”, ha impostato la sua omelia sulla ricorrente domanda evangelica “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”
Da parte nostra noi crediamo che se solo riusciamo a sentirci coinvolti responsabilmente, tutti sulla stessa barca, le parole di Papa Francesco nella piazza vuota siano il più forte messaggio di speranza che ci sia mai stato dato di sentire.
Ora l’incubo corona virus ci fa meno paura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *