[Foto di Giuseppe Santamaria]
Confrontarsi, come è stato fatto con questo secondo spettacolo della 43^ Stagione Teatrale Thienese, con un classico inglese di Agatha Christie che a Londra resiste in scena da ben settant’anni, è già di per sé un atto che richiede non poco coraggio, anche perché le traduzioni e gli adattamenti rendono, ma non troppo.
Possiamo dire che la messa in scena che abbiamo visto a Thiene è stata un lavoro teatrale di buon livello, ben recitato ed efficacemente ambientato, ma che non sempre ha mantenuto il ritmo narrativo in grado di creare la suspense tipica dei gialli dell’autrice.
La vicenda è ambientata in un albergo isolato della campagna londinese, Monkswell Manor, di nuova gestione, anzi inaugurato proprio la sera, quando i gestori Mollie e Giles Ralston ricevono i primi ospiti.
A cominciare da uno stranito Christopher Wren, cui segue la brontolona Mrs. Boyle, seguita dal magg. Metcalf, dallo strano ed estroverso mr. Paravicini e da miss Casewell, taciturna giovane donna d’affari.
Siamo nel bel mezzo di una furiosa tempesta di neve, che non solo rende difficile viaggiare, ma che rende il luogo assolutamente isolato, essendo stati volutamente tagliati i fili del telefono, mentre dalla radio si hanno notizie di un delitto, avvenuto a Paddington, vittima un’anziana signora, che la maestria di Agatha Christie riesce in qualche modo a collegare con i personaggi ospiti dell’albergo.
Anche perché sulla scena irrompe il sergente di Scotland Yard, Trotter in missione per proteggere l’albergo e gli ospiti da un fantomatico psicopatico intenzionato ad uccidere.
Infatti poco dopo, mrs. Boyle, un ex giudice, viene assassinata con una pugnalata alla schiena.
Non potendo, per ovvie ragioni, narrare il finale, inimmaginabile per chi non lo conosce, dobbiamo limitarci a registrare l’atmosfera di reciproci sospetti che si crea tra gli ospiti, con il sergente Trotter che provoca i vari personaggi, rinfacciando le loro piccole contraddizioni, al punto da mettere in pericolo la relazione dei gestori Molly e Giles.
Un’atmosfera da cui a poco a poco emerge una verità del tutto inaspettata che si evolve naturalmente verso il sorprendente finale.
È appunto questa atmosfera su cui si basa gran parte dell’opera con i personaggi costretti forzatamente a convivere in uno spazio ristretto, che non sempre regge sul piano narrativo.
Questo naturalmente senza nulla togliere alla bravura dei vari attori, con naturalmente in primo piano Logo Guenzi nella parte del sergente Trotter.